EDUCAZIONE SIBERIANA - L'Onesta Malavita della lontana Russia
Rulli e Petraglia hanno finito la benzina. Si guardano allo specchio ritenendo di non dover più essere graffianti e originali. Edulcorano, annacquano, omologano riuscendo a rendere tutto poco coinvolgente. Lo sforzo produttivo c'è, ed "
Educazione Siberiana" potrebbe essere una prova riuscita per Gabriele Salvatores se non fosse per il coinvolgimento che i personaggi e una storia raccontata con il montaggio alternato oggi/ieri, non riescono a trasmettere allo spettatore.
Tratto dal romanzo omonimo e autobiografico di
Nicolai Lilin, il film racconta di due ragazzi,
Kolima e Gagarin, cresciuti nella comunità siberiana in una città del sud della Russia. Tra tatuaggi e regole d'onore i siberiani vivono della loro "onesta criminalità" fino a che la caduta dell'
Unione Sovietica e l'arrivo di consumismo e dollari facili non deviano vita e coscienza di uno di loro, fino alla finale resa dei conti.
Tranne, il "nonno"
John Malkovich e il tatuatore "Ink"
Peter Stormare, cattivissimo in molti film di Hollywood, tutti gli interpreti sono ampiamente sconosciuti e
Gabriele Salvatores paga questa scelta rinunciando alla professionalità di attori più quotati e capaci di dare ai loro personaggi quello spessore indispensabile in una storia potenzialmente molto forte. Il romanzo funziona perché autobiografico, ma qui, attraverso i volti, fa fatica a passare l'immedesimazione e l'empatia come avviene, ad esempio, in un film di simile ambientazione (non geografica) come "
La promessa dell'Assassino", con un
Viggo Mortensen eccezionale.
La Russia sovietica e non, più o meno lontana, con i suoi costumi misteriosi è sempre affascinante; ma va trovata la chiave giusta per raccontarla e
Gabriele Salvatores, forse a causa delle mancanze sopra descritte, non c'è riuscito del tutto.
22/02/2013, 11:39
Stefano Amadio