MIGNON - Alla scoperta dell'ultima sala a luci rosse ferrarese
Massimo Alì Mohammad si imbatte nel 2009 nel cinema "Mignon" di Via San Pietro a Ferrara, l’unico cinema rimasto in città, e per giunta in una chiesa sconsacrata.
Il regista di origini napoletane sceglie di stazionare all'interno di quella sala per cinque mesi, vivendo quell’atmosfera trasgressiva e piena di storie, che tornano nel suo documentario "
Mignon".
In quel luogo è possibile ancora vedere film storici a luci rosse con star di una volta, Moana, Angelica Bella, Traci Lords, John Holmes e Ron Jeremy e nel doc c’è un gusto particolare per il racconto della vita al margine, una sala che diventa quasi un modo per sfuggire alla noia e alla solitudine della provincia.
Il film, oltre alla testimonianze dei frequentatori, si basa sulle storie del cassiere del cinema e dei due proiezionisti, tre uomini di tre generazioni e caratteri molto diversi, che raccontano se stessi e la loro Ferrara.
Vi sono poi degli interventi di uno storico ferrarese, un ex-gestore ora barbiere a Bondeno, il figlio di uno dei geometri che lavorò al progetto del ’40, l’organizzatore della rassegna dell’epoca su Pasolini e una ex-cassiera degli anni ’80, impiegata poi presso il multisala della città. Interessante la scena di apertura, che mostra gesti ormai superati dalla digitalizzazione come la carica la pellicola e la prova delle ottiche, esilaranti le interviste ai clienti del cinema con le mille storie legate a scambismo, voyerismo ed episodi quasi felliniani.
Il documentario, molto surreale, è debitore di quell’ironia emiliana, scanzonata e burlona così lontana dalla nebbiosa e seria Ferrara raccontata da Antonioni.
29/07/2013, 16:43
Duccio Ricciardelli