IL PERMESSO - 48 ore per risolvere una vita
Un permesso di due giorni e le vite di quattro carcerati prendono strade inaspettate. Si incrociano nel film di
Claudio Amendola, le vicende di Donato (
Luca Argentero), Luigi (
Claudio Amendola), Angelo (
Giacomo Ferrara) e Rossana (
Valentina Bellè), fuori dalla cella giusto il tempo di affrontare e, si spera, risolvere i problemi lasciati in sospeso.
Con un ritmo e una musica da western di Leone i quattro partono dal carcere di
Civitavecchia e arrivano a Roma dove ad attendere ognuno c’è il passato, pericoloso a seconda dell’età: per Rossana è "solo" un problema familiare e di contrasto con la madre ricca e distratta; per Angelo sono i tre amici che provano a mettere in piedi una rapina che non promette nulla di buono; per Donato è la ricerca della moglie scomparsa dopo il suo arresto e finita in mano a un boss della malavita; per Luigi invece c’è da tirare le somme con Goran, ex amico e boss che ora minaccia senza alcun rispetto il figlio.
Amendola dirige "
Il permesso. 48 ore fuori" pensando a un genere caro agli americani, immaginando una
Roma simile a
New York o Los Angeles e bande di delinquenti sempre pronte a metter su risse, rapine o combattimenti illegali di boxe.
Fiumicino come
Miami con malviventi laidi in barca sempre affamati di cibo e sesso.
La scelta di concentrare nel tempo i fatti porta a tirare su il ritmo degli eventi, finendo per creare personaggi, e non solo i principali, al limite e con in bocca sempre le parole giuste e specifiche per quel momento. Ma mentre lo stesso Amendola riesce a mantenere una espressività moderata, buona in ogni occasione per un malavitoso della sua taglia,
Luca Argentero rischia di avere stessa voce e stesso sguardo in cerca di vendetta sia quando prende a pugni qualcuno sia quando prende un caffè.
Anche i due giovani, le cui storie saranno quelle ad avere un minimo di prospettiva, se la cavano diversamente:
Giacomo Ferrara abbastanza bene nelle espressioni, meno nel parlato,
Valentina Bellè con qualche esasperazione di troppo negli occhi a sottolineare il suo disagio di vivere.
"
Il Permesso", con poche attenzioni e un livellamento in leggerezza delle interpretazioni, una colonna sonora meno protagonista e alcuni momenti di riflessione in più (ma il cinema italiano è spesso questo…) avrebbe potuto essere un buon film e un’operazione non nuova ma sicuramente interessante.
29/03/2017, 17:44
Stefano Amadio