BELLISSIME - Che succede quando Barbie cresce
Le conseguenze che la società dell’apparire provoca alle nuove generazioni (e a tutti noi, alla fin fine), le sue vacue e illusorie basi prospettiche e il rapporto universale e particolare di una madre con le sue tre figlie: questi sono i temi entro cui si snoda il docufilm "
Bellissime", diretto da
Elisa Amoruso e ispirato al saggio-inchiesta di
Flavia Piccinni, scritto per denunciare quel mondo imbellettato ed ambiguo che esiste intorno alle baby modelle.
La regista, dopo il documentario "
Chiara Ferragni - unposted", si riavvicina a personaggi inseriti nell’ambiente della moda “fai da te”, seguendo con la camera una famiglia assai particolare.
Il personaggio che più spicca è l’eccentrica madre Cristina, una donna che, nonostante l’età, non ha nessuna intenzione di rinunciare ai propri piaceri per star dietro a casa e marito, piaceri come la pole dance, le sfilate “over” e i calendari osè.
Le figlie, tutte baby modelle, hanno sfilato e posato per 10 anni sotto la direzione materna: Giovanna, la più grande, è il noto volto che negli anni 90 promuoveva (ed era) la Barbie, considerata “la baby modella più pagata d’Italia”.
Tutte, superato il metro e trenta, hanno scelto di continuare a puntare sulla propria immagine, in un ambiente poco propenso ad accettarle come modelle cresciute e attrici, rendendo evidente come dietro l’apparente sogno delle figlie ci sia più la volontà di una madre-manager.
Il film è costruito attraverso il montaggio di filmini di famiglia, una scelta all’inizio interessante ma che alla fine appare artificiosa. Riesce nel raccontare l’inconsistenza e la precarietà del mondo dello spettacolo toccando poco criticamente l’esperienza delle baby modelle (si vedono moltissimi filmati dei set e delle passerelle, ma in quelli si ride sempre).
E poi la vita intima, il trauma familiare che si ripete nelle generazioni: anche la madre di Cristina era una donna forte e autoritaria che la privava della possibilità di scegliere, pure se il rapporto delle tre ragazze verso una madre così, esuberante e super-presente e un padre assente, è toccato solo da qualche frase e discussione.
In fin dei conti la superficialità delle protagoniste si rispecchia nell’obiettivo, che fatica a ridare la complessità di rapporti tanto ambigui, allugando alle volte scene prive di contenuto e filmini vintage.
10/11/2019, 17:51
Emma Di Marco