LA VITA DAVANTI A SE' - Il ritorno di Sophia Loren
Era dal 2013 che Sophia Loren non compariva in un film, l’ultima volta era stata diretta proprio da suo figlio
Edoardo Ponti nel mediometraggio "
La voce umana". Il regista torna, così, a dirigere la madre in "
La vita davanti a sé" che arriverà direttamente su Netflix e non più nelle sale come film evento.
Il Premio Oscar interpreta
Madame Rosa, ebrea sopravvissuta ad Auschwitz ed ex prostituta, che nella sua modesta casa a Bari ospita e accudisce alcuni bambini, figli di prostitute. Il suo medico curante le chiede di prendersi cura del figlio dodicenne senegalese che ha in affidamento, Mohamed, detto Momo, un ragazzo ribelle che sembra destinato a una vita votata alla criminalità. Il rapporto tra Momo e Madame Rosa è da subito difficile, lei è una donna forte e cerca di mettere in riga il ragazzo anche se la vecchiaia e i ricordi del suo passato doloroso stanno ormai mettono a repentaglio la sua salute. Tra i due però, presto, nascerà un legame indissolubile.
Un romanzo di formazione tenero e commovente che vede “un ragazzo di strada” orfano scoprire per la prima volta cos’è l’amore materno trovandolo in Madame Rosa. Il personaggio di Sophia Loren, autorevole, caparbio ma capace di grandi slanci di affetto e dolcezza, una donna che abbiamo visto più volte nella sua filmografia, accoglie su di sé tutta la sofferenza di una vita difficile riuscendo però ancora ad aprirsi agli altri. L’incubo dei campi di concentramento è ancora vivo e la tormenta tanto da avere dei veri e propri “blackout” durante i quali con lo sguardo perso nel vuoto diventa una bambina fragile e spaventata. Per Momo, che non sa nemmeno cosa sia
Auschwitz, quei momenti all’inizio sono quasi divertenti ma anche lui capirà, quasi per osmosi, la tragedia che ha vissuto la donna.
Ritorna, quindi, il “mostro” della Shoah, la cui filmografia a riguardo è vastissima, ma
Edoardo Ponti per raccontarlo non ricorre ai flashback nei campi di concentramento ma lascia che l’orrore si legga tutto nello sguardo di Sophia Loren e nelle conseguenze che questo ha causato sulla vita del suo personaggio. Di contro c’è anche il ritratto di un’infanzia rubata, quella di Momo, simile a quella di tanti nelle periferie del mondo, che non vive le gioie di un comune adolescente ma “recita” la parte dell’adulto che spaccia. Un po’ come la giovinezza drammatica di Madame Rosa ma Momo grazie al suo amore riesce a salvarsi.
Il duetto tra l’attrice e il talentuoso esordiente
Ibrahima Gueye è il fulcro del film, intenso e straziante, ed è emozionante vedere di nuovo recitare uno dei simboli del cinema italiano e rendersi conto che non ha perso il suo piglio e la sua forza espressiva.
29/10/2020, 12:00
Caterina Sabato