Note di sceneggiatura di "Inganno"
Quando abbiamo visto la serie inglese Gold Digger di Marnie Dickens a cui Inganno è liberamente ispirata, ci è stato subito chiaro che avremmo dovuto fare un lavoro sartoriale per cucirla addosso a quella che sapevamo essere la nostra attrice protagonista, Monica Guerritore, e cambiare i toni tenui adatti alla campagna inglese con le tinte forti della Costiera Amalfitana, dove Cattleya aveva deciso di ambientarla. Inganno è una storia di famiglia, e la famiglia italiana è molto diversa dalla famiglia inglese. Per noi, culturalmente, la differenza di età e di ceto sociale è un tabù molto più forte da raccontare, e spezzare. Tutta la drammaturgia doveva quindi passare da una palette pastello e una palette vibrante, a tinte forti, quasi estreme. Ci siamo quindi concentrate sul lavorare diversamente i protagonisti della storia: Gabriella, a differenza di Julia, è una donna vitale, decisa, apparentemente inscalfibile. Una donna che ha il pieno controllo della sua vita e della sua attività, l’albergo di famiglia. Una donna non facile da “ingannare”, ma che rivela man mano le sue fragilità e i traumi del suo passato, anche quelli profondamente ancorati alla sua famiglia di origine. I suoi figli sono più calati nella contemporaneità, come stile di vita, orientamento sessuale, scelte, rapporti tra loro e con la madre. Il più piccolo, ad esempio, Nico, a differenza dell’originale è un adolescente, e porta con sé inquietudini e fragilità che riverberano nel suo rapporto con tutti membri della famiglia, ma soprattutto con sua madre e con Elia, un uomo dal passato pericoloso e incombente, che rischia di ricadere su Gabriella e sulla loro nuova vita insieme. È una serie in cui si sfidano diversi tabù: non solo la relazione tra due persone di età diversa, ma anche dello stesso sesso, e, in un certo senso, della stessa famiglia. Inganno, in ultima istanza, parla di una famiglia italiana alle prese con cambiamenti profondi che lasceranno segni su tutti i suoi membri, non solo su Gabriella. Ma parla anche di felicità: quella che decidi di andarti a prendere, malgrado tutto e tutti, malgrado l’età, le ferite del passato, i dubbi sul futuro. Quella che ognuno, a maggior ragione una donna di sessant’anni vista “solo” come madre e nonna, ha il diritto, e forse il dovere, di viversi in tutte le sue sfumature.
Teresa Ciabatti, Eleonora Cimpanelli, Flaminia Gressi e Michela Straniero
05/10/2024, 19:01