Note di regia di "Avetrana - Qui non e' Hollywood"
Il caso Avetrana è una vicenda che, con la sua articolata complessità, la sua drammatica assurdità, non poteva non essere raccontata anche con il filtro della finzione. Un approccio che permette di discostarsi dalle limitazioni che pone la restituzione precisa della realtà, per inoltrarsi in una dimensione di immaginazione, di immedesimazione e analisi psicologica libera. Tutto dei fatti di Avetrana mi è sembrato da subito narrativamente rilevante: la loro progressione “drammaturgica”, la tragica scomparsa di Sarah, i colpi di sc ena, i segreti ; tutto incredibile e , al medesimo tempo , reale. In un sud Italia che si fa tristemente universale, che potrebbe essere serenamente provincia americana. Ma erano i protagonisti della vicenda che, più di tutti, mi attraevano : il loro piano pubblico veniva dato in pasto da loro stessi alla prurigine mediatica di tutto il Paese. E nel microcosmo domestico cosa accadeva? Sarah era entrata in quella villetta viva e vi era uscita cadavere. Dietro le pareti di quella casa tomba ho d esiderato andare. L’idea di ricostruire la vicenda utilizzando i quattro punti di vista è stato il presupposto di questa storia. Il punto di vista di chi, ognuno a suo modo, è carnefice, ma soprattutto il punto di vista, così delicato da immaginare e riallacciare, di chi in questa storia è vittima. Una grande sfida che avvia un’ideale staffetta di angolazioni che non ripercorre momenti già vissuti cambiandone la prospettiva ma che, con l’alternanza di sguardi, fa andare avanti la storia. Una storia multiforme, prismatica, ch e dalla varietà dei punti di vista prende la sua linfa. La narrazione cambia, perché così diversi sono i personaggi. Sabrina, con il suo vigore e la sua fragilità, preda di un circo mediatico che la ottenebra; zio Michele, oppresso dal peso del giudizio di vino; Cosima, con la sua apparente, inscalfibile fermezza. Anche la regia muta, di episodio in episodio, assecondando i vari personaggi ma anche il tratto di storia che si sta ripercorrendo. Si fa leggera, mossa, scostante nel seguire le giornate spensiera te di Sarah, la sua energia adolescenziale, gli amori, le paure, le insicurezze. Diventa più frenetica nell’invasione mediatica che sommerge ed esalta Sabrina, ma allo stesso tempo penetrante, nell’insinuarsi nel tormento della ragazza. Si fa incombente nel pedinare la discesa agli inferi di Michele, con inquadrature che sembrano schia cciarlo dall’alto. Diventa posata e severa nello scrutare l’animo di Cosima, il suo essere zia, sorella, madre.
Pippo Mezzapesa