Note di regia de "L'Algoritmo della Felicità"
Tutto è partito dalla volontà di fare un film corale. Qualcosa che tornasse ai fasti della commedia all’italiana più pura: comica, divertente eppure cinica, reale e amara.
I personaggi che affollano la nostra storia (oltre venti) sono riconducibili a persone e fatti che ho visto durante la mia carriera, attraverso un’assidua frequentazione dei festival, soprattutto quelli indipendenti. Ho preso episodi e caratteri e li ho deformati attraverso la lente dell’ironia, della satira, e spero che quello che arrivi al pubblico sia soprattutto la rappresentazione di un mondo colorato e imprevedibile come quello del cinema.
La scelta del cast è stata fondamentale. Ognuno ha dato il meglio di sé e si è calato molto bene nella propria parte, creando il melting pot necessario a questo tipo di storia per poter far presa sul pubblico. Ci sono personaggi più caricaturali, altri più veri e romantici, ma tutti sono perfettamente riscontrabili nella realtà che si vive in certe manifestazioni.
Per il mio Leonardo Apicella ho poi voluto attingere a quante più caratteristiche di me stesso possibili, trovando in Katia D’Ambrosio la giusta metà per raccontare di questa coppia improvvisata e che trova nel proprio stare insieme la giusta fuga dalla bizzarria che sembra
soffocarli. A noi si sono aggiunti tanti abili attori e attrici, che anche in pochi minuti sono riusciti a dipingere ritratti che credo possano restare appiccicati addosso allo spettatore dopo la visione con simpatia e comicità.
La passione per il cinema si muove poi sullo sfondo e permea tutto il film. Oltre a fare satira infatti, ho voluto omaggiare i grandi autori e interpreti che amo della settima arte. James Stewart, Jerry Lewis, Cary Grant, Katharine Hepburn, Ingrid Bergman, Totò, Monica Vitti, Bud Spencer… tutti frullati e ben identificabili sia in sequenze specifiche che come spiriti guida salvifichi che si muovono sotto la superficie.
Come in tutte le commedie che ho scritto, non ho potuto rinunciare ad una vena romantica. Evidente soprattutto dalla metà in poi.
Tutto quello che ci circonda può essere letto attraverso una chiave sentimentale, e anche le storie di questi malati di cinema non potevano sfuggire a questa logica. Senza l’amore saremmo spesso persi e anche in questo caso è l’amore la risposta per ogni momento in cui i personaggi sembrano non riuscire a trovare la quadra delle proprie esistenze.
Romanticismo, cinefilia, comicità, satira… spero che tutto questo emerga dalla visione di questo algoritmo. Un algoritmo fatto non di freddo calcolo, ma di tutte le passioni che defluiscono dalle mie dita ogni volta che mi trovo a scrivere un testo.
Brando Improta20/12/2024, 17:49