L'ADATTAMENTO CINEMATOGRAFICO NON ESISTE - Tra libri e film
Silvia Vacirca ha pubblicato con Mimesis il suo saggio "
L’adattamento cinematografico non esiste", in cui prova a dimostrare come e se esiste un metodo perfetto per trasformare un romanzo in un film.
Un titolo provocatorio o è davvero così?
Il libro è partito dal suo titolo, ed è la rielaborazione della mia tesi di laurea magistrale. Questa dell'adattamento era per me un po' un'ossessione, da sempre sono perseguitata dal tema della fedeltà al romanzo di un film. Esiste una serie di teorie formaliste e semiotiche che provano a definire regole perfette, ma secondo me hanno poco senso, è una teoria che si applica in modo arido anche se è presente in molti manuali di scrittura, anche quelli considerati più prestigiosi.
E quindi, come si fa?
Nonostante i fiumi di inchiostro spesi, credo sia meglio parlarne in modo non normativo: non esiste una regola che vada bene sempre. Nel libro mi diverto a citare la celebre battuta di Alfred Hitchcock, quella sulle pecore che mangiano la pellicola di un film tratto da un romanzo di grande successo. A un certo punto una dice all’altra: “per me, era meglio il libro”. Sono materia espressiva diversa, che va trattata in modo specifico ogni volta.
Come risolvere la "sfida" tra romanzi e film?
Spesso la forza del cinema cancella la fonte, a volte addirittura con violenza. Chi pensa a “Blade Runner” ha in mente i personaggi di Ridley Scott, è davvero difficile se non impossibile pensare al libro, la fantasia di chi legge viene uniformata. A parte l'aspetto economico, infatti, gli scrittori di solito odiano gli adattamenti delle loro opere.
Come va la situazione in Italia?
Se devo fare un esempio di adattamento riuscito, e molto, penso a “Il Gattopardo”. Visconti fece un lavoro sul testo che ha tenuto conto del pubblico di riferimento, usando gli strumenti del cinema e valorizzando l'estetismo del regista, che è riuscito a portare nel film molte delle questioni anche scottanti che il romanzo poneva. Era un romanzo di destra, è diventato un film di sinistra: ha mantenuto l'ambiguità e la malinconia del romanzo, risultando fedelissimo pur cambiandolo molto.
Nel libro c'è un capitolo sulle due versioni di "Shining"...
Anche qui, Kubrick – che ha fatto in carriera quasi solo adattamenti letterati – si è impegnato sorprendentemente nel tentativo di realizzare un film il più fedele possibile anche allontanandosi moltissimo dal testo, creando un film d'autore con la stessa anima. Quando poi Stephen King, che non ha mai amato quella versione, decise di farne una sua versione, fedelissima negli eventi che vengono riportati, ottiene per assurdo un effetto ridicolo, il suo film è fedele ma anche traditore. Più gli sceneggiatori tradiscono, cercando nei libri un filo nascosto, più i lavori sono migliori.
Vale per tutti i libri?
No, né per tutti i Paesi. Era sicuramente così per il cinema hollywoodiano del Novecento, in cui spesso chi andava al cinema non aveva letto i libri, a volte non sapeva neanche che fossero l'ispirazione di ciò che stavano per vedere.
Ora è molto diverso, pensiamo ai film Marvel di supereroi tratti dai fumetti, o alla saga di Harry Potter: chi va in sala li ha letti e riletti ed è lì per controllare (e lamentarsi di) ogni singola variazione rispetto al libro... è tutta un'altra situazione, altrettanto interessante ma profondamente diversa.
01/07/2025, 09:03
Carlo Griseri