Note di regia di "Senza Fiato"
Nonostante l’enorme ambiziosità di Senza Fiato, farmi carico della sua regia mi è sembrato inevitabile quando mi sono reso conto che, a seguito dell’enorme lavoro di sceneggiatura che avevamo fatto, le immagini del film erano già ben impresse nella mia mente. Per rendere giustizia alla storia della famiglia Ferroni mi sono affidato ad Andrea Nordi nella costruzione dell’identità visiva del film. Abbiamo optato per colori, inquadrature e una fotografia che fossero cupi, opprimenti e soffocanti. Il tutto al fine di sottolineare la disfunzionalità delle relazioni presenti nel corto. Sapevo inoltre fin da subito che un film di questo genere doveva avere come protagonista il triangolo di relazioni fra Giuseppe, il fratello Davide e il padre Arturo che spero di essere riuscito a rappresentare adeguatamente. Non è stato facile dirigere 3 attori dall’età e dal background così tanto diversi, ma è stata una sfida che ho trovato tanto difficile quanto stimolante. Gianluca Ferroni nei panni del padre Giuseppe, un ruolo per il quale è stato inconsciamente preparato dall’inevitabile vicinanza al genitore. Assieme avevamo esplorato il suo personaggio già in fase di scrittura della sceneggiatura, quindi per quanto mi riguardava era già più che pronto. Samuele Ferri, il veterano del set che con più di 10 anni di esperienza ci lasciava a bocca aperta ad ogni ciak. Con lui abbiamo lavorato cercando di dare più spessore al suo personaggio, andando alla ricerca di quali fossero le ragioni che spingessero il vero Arturo a comportarsi in quel modo, un mistero che ad oggi non ha ancora una risposta. Samuele ha poi utilizzato le mie dritte per studiare il personaggio in un seminario di recitazione. Cristian Rolfini, un ragazzo di Comacchio alla sua prima esperienza attoriale che si è rivelato, fin dal primo provino, un vero talento. Per fortuna con lui non ho dovuto lavorare molto in quanto molto di quello che stavo cercando per Davide era già parte della personalità di Cristian. Ad ognuno di loro ho voluto assegnare un animale guida che rappresentasse al meglio i comportamenti e il mood dei loro personaggi. Ai due fratelli ho assegnato l’Anguilla, animale simbolo di Comacchio. Un pesce che vive in banchi e che, seppur passi gran parte della propria vita in ambienti salmastri come possono essere le valli nostrane, per compiere il proprio ciclo vitale ha bisogno di essere libera e poter migrare in giro per il mondo. Così come l’anguilla, anche Davide e Giuseppe devono trovare la forza di allontanarsi dalla valle emotiva nella quale il padre li ha intrappolati per poter decidere in autonomia del loro futuro. Al padre invece ho assegnato lo Squalo Toro, un pesce solitario che fin dai suoi primi istanti di vita è in competizione con i fratelli, che finisce per mangiare pur di sopravvivere. Ed è così che si sente anche Arturo, in costante competizione con il resto del mondo, sensazione dalla quale rifugge nascondendosi nel duro lavoro, l’eventuale scappatella e gli abusi sui figli.
Max Cavalieri