RIGO DE RIGHI-ZOPPIS - "Belva nera", la recensione
C'è un uomo al centro della scena, Ercolino. Passa il tempo con gli amici nella sua casina di caccia, fuori Roma, discorrendo di animali, di imprese, di persone. Tra un bicchiere di vino e uno di grappa, lui e i suoi passano il tempo mantenendo vivo un mondo che appare dimenticato, a pochi chilometri dalla città.
In quel mondo, pare, c'è anche un animale, pericoloso e misterioso, che all'improvviso si pone al centro del racconto: c'è chi lo ha visto, e chi no; chi è convinto esista, e chi è certo del contrario.
Un racconto corale cerca di scoprire la verità, se ne esiste una. Tra le voci raccolte anche quella autorevole di Tony Scarf, un tempo attore capace di tenere testa a Tomas Milian e ora trasformatosi in cacciatore di pantere e tigri, per salvare loro e le loro potenziali vittime. Un personaggio ancora più cinematografico nella vita di tutti i giorni di quanto non fosse quando viveva davvero nel cinema.
"
Belva nera" è la prima esperienza alla regia in coppia di
Matteo Zoppis e Alessio Rigo de Righi, anno 2013. Una sorta di documentario di circa mezz'ora in cui - con il senno di poi - sono già riscontrabili molti dei tratti che caratterizzeranno il loro cinema a venire: l'ambientazione (la campagna viterbese), il mood western, l'attenzione alle leggende che confinano con la realtà (che siano animali misteriosi o altro), un senso della messa in scena mai banale (qui l'immagine, immortalata su pellicola, è in 4:3).
Se due personaggi raccontano una verità opposta, a chi si può credere? Se un film è impostato come fosse un documentario, bisogna credere a ciò che viene raccontato? "Belva nera" è un racconto d'altri tempi incastonato nel presente, un racconto italiano dal sapore western, un racconto popolare che mira alla leggenda.
01/08/2025, 09:00
Carlo Griseri