Note di regia de "La Confidenza"
La confidenza nasce da una riflessione sulle differenze tra la mia generazione e quelle che l’hanno preceduta, in particolare rispetto al rapporto con l’identità, i desideri e la sessualità. Ho 26 anni e vedo nei miei coetanei una maggiore libertà e abitudine al confronto interiore. In contrasto, le generazioni passate sembrano spesso ancora legate a convenzioni patriarcali e a un’educazione emotiva più rigida e repressiva. Il cortometraggio prende ispirazione da una conversazione reale tra un mio amico e un suo coetaneo, confuso sulla propria sessualità. Questo scambio mi è sembrato carico di tensione emotiva e l’ho tradotto in un confronto generazionale, tra un ragazzo e un uomo adulto. La struttura della sceneggiatura e dei personaggi è influenzata dalla lettura di Di cosa parliamo quando parliamo d’amore di Raymond Carver. Nei suoi racconti ti ritrovi immerso in situazioni di tensione quotidiana, con personaggi apparentemente comuni ma profondamente complessi. Questa atmosfera di sospensione, dove le parole contano tanto quanto i silenzi, è qualcosa che ho cercato di trasporre anche nel mio lavoro. Da parte mia c’era una forte esigenza di scrivere un dialogo autentico e stratificato. Dal punto di vista registico e fotografico, ho adottato uno stile sobrio, focalizzato sui volti e sulle pause. L’uso del fuori campo è centrale: ciò che non viene mostrato e il rumore del mondo esterno riflettono il senso di alienazione e turbamento di Paolo.
Maria Martire