Note di regia di "La Moto"
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La Moto" è un piccolo film molto personale, che esplora la perturbante scoperta del desiderio e della sessualità attraverso un racconto sospeso tra realtà e immaginazione, veglia e sonno, pensato come una fiaba estiva intrisa di sensualità e sudore.
L’idea nasce dal sentimento di alienazione che provavo da adolescente, crescendo in un contesto omofobo che percepivo come ostile, ma anche dal desiderio di reimmaginare - attraverso il cinema e con una lente queer - gli stessi luoghi della mia infanzia, in Molise, dove abbiamo realizzato le riprese. A partire dalla parabola del risveglio sessuale del giovane Luca e del rapporto sbilanciato che instaura con Valerio - un gioco erotico che si fa sempre più pericoloso - volevo indagare la violenza (e il modo in cui si produce e riproduce nelle nostre esistenze), il confine labile tra desiderio e ossessione, le conseguenze dell’umiliazione di fronte alla crudeltà e al rifiuto.
Mi sono ispirato alla fantasia omoerotica del motociclista, una figura ricorrente nella storia del cinema e della cultura queer, per porre domande sulla fascinazione prodotta dai modelli di mascolinità egemonica nell'immaginario gay. Volevo riappropriarmi di questo riferimento, calandolo nella realtà concreta degli spazi della mia regione, e trasformare la motocicletta da simbolo di mascolinità performante a oggetto queer: non solo un'estensione del corpo di Valerio, ma un mezzo attraverso cui Luca inventa possibilità erotiche per sfuggire alla normatività del mondo omofobo e maschilista che lo circonda.
Il luogo e il paesaggio hanno un valore centrale nel cortometraggio: lo spazio rurale che i protagonisti abitano, a metà tra modernità e tradizione, plasma le loro vite e permea le immagini del film.
Matteo Giampetruzzi