VENEZIA 82 - CONFITEOR di Bonifacio Angius
Il cinema italiano d’autore è sempre in affanno. Alla costante ricerca di talenti nuovi e originali. Forse un nuovo talento degno di attenzione e di rispetto, può essere individuato nella figura di
Bonifacio Angius.
Il suo ultimo film in arrivo direttamente dalle Notti Veneziane del festival 2025, ne è la conferma. “
Confiteor – Come scoprii che non avrei fatto la rivoluzione” è indubbiamente molte cose insieme. Originale, stravagante, folle, delirante. La lista degli aggettivo potrebbe comprenderne i più diversi e opposti. Certamente Angius rimane fedele al proprio stile, non assomigliando a niente e nessuno. E già questo è un meraviglioso pregio che pochi registi hanno. Così poco “italiano” verrebbe da dire. E anche questa è una componente dall’inestimabile valore.
Nonostante la fonte di ispirazione di questo suo ultimo film sia indubbiamente “Otto e mezzo”, il capolavoro dei capolavori a firma del maestro Federico Fellini. Spiegare “Confiteor” non è facile. Forse non è neanche giusto e neanche necessario. Partiamo dal titolo; il confiteor è una tradizionale preghiera penitenziale del rito romano, da recitare all’inizio della messa. Più o meno quello che il regista sardo ha cercato di fare attraverso la “macchina cinema”, con il suo quarto lungometraggio. E già dalle prime sequenze si ha la sensazione di assistere ad un affascinante flusso tra vita e morte, tra realtà finzione, chiedendo la complicità dello spettatore.
Una cose è certa: Angius non manca di manifestare, sviscerare tutto il suo grande amore per il cinema. Lentamente “Confiteor” si trasforma in un emozionante mosaico di ricordi e colori, partendo dal bianco e nero, da sempre il colore del passato. Il cuore sardo è il vero motore di tutta l’operazione a cui ha partecipato anche Geppi Cucciari in un piccolo ruolo tutt’altro che comico. Piccola partecipazione anche per Edoardo Pesce, uno dei migliori attori italiani under 50.
Fa piacere poi ritrovare la grande Giuliana De Sio. Il suo immenso talento potrebbe essere ancora al servizio del nostro cinema, anche dei giovani autori. La sua breve apparizione lascia inevitabilmente una traccia. Che cos’è il cinema secondo Bonifacio Angius ? Le risposte sono tutte nel suo film. “Il cinema è l’unica cosa che non mi ha mai tradito” recita una voce fuori campo. “Si, io me lo ricordo che cos’è il cinema. Il cinema non è una cosa qualunque. Se solo nella mia vita avessi potuto spiegare che cos’è il cinema per me, non avrei avuto bisogno di spiegare nient’altro”.
Tutto vero, caro Bonifacio. Il cinema è una cosa seria. Soprattutto quando lo sii fa in completa libertà, da cane sciolto come pochi hanno il coraggio di fare. C’è solo da augurarsi che l’industria cinematografica sia in grado di “proteggere” un nuovo talento di valore. Il sottotitolo dice…”Come scoprii che non avrei fatto la rivoluzione”. Grande piccola bugia. Con il suo cinema Angius è già protagonista di una piccola e preziosa rivoluzione “dentro” le nebbie dello stagnante cinema made in Italy.
04/09/2025, 23:29
Federico Berti