Note di regia di "La Pizzica di Romolo Crudo"
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Sono Romolo Crudo, sono un corridore, sono un ballerino di pizzica pizzica”. Da questo incipit parte il racconto del nostro personaggio, frase tratta da un’intervista raccolta da una tv locale che lo ha invitato a raccontarsi in un format televisivo sulla musica e le danze tradizionali del Salento.
La pizzica di corteggiamento, ballo della tradizione pugliese, è il chiodo fisso del protagonista. Romolo balla la pizzica pizzica da molti anni e nel tempo è diventata per lui una vera ossessione, tanto da portarlo a costruivi attorno il suo personaggio sociale. Per tutti Romolo è “quello che balla la pizzica”. Lui si riconosce in questo personaggio e nella consapevolezza delle sue abilità coreutiche è convinto che primo poi raggiungerà la fama.
La sua convinzione è animata dal discreto successo che i video delle sue performance riscuotono sui social network. In realtà i numeri e le visualizzazioni non sono da capogiro, ma per lui rivedersi in video e vedere che qualcuno lo sta seguendo basta per infiammare il suo narcisismo.
Romolo balla e si fa filmare dalla moglie nelle loro uscite in pubblico. Nelle serate estive si consuma il suo piccolo rito: Romolo di prepara indossando i suoi abiti prediletti, si guarda allo specchio e assieme alla moglie esce di casa portando con sé una sedia pieghevole. A volte va a ballare in assenza della moglie, facendosi accompagnare da ballerine conosciute nelle serate precedenti. La gelosia della moglie resta sotto traccia e Romolo sembra non curarsi di ciò.
Romolo riproduce quotidianamente questo schema: ballare, farsi filmare e riguardare ossessivamente le sue performance sullo smartphone. La figlia lo osserva a volte con tenerezza, altre con fastidio.
Il rapporto con la figlia è importante per lo sviluppo del film. La giovane donna non balla con il padre da molto tempo e si nega alle continue richieste di un ballo. Romolo ci tiene molto e nel suo smartphone conserva un ricordo video dell’ultimo ballo con la figlia.
La mattina si sveglia presto per andare a correre e durante la giornata non ha particolari impegni lavorativi. A rompere questa routine, un giorno è la proposta che Romolo riceve da parte di un giornalista locale. Questi lo invita a raccontarsi in una rubrica televisiva sulle danze tradizionali del Salento. Romolo concede una intervista senza filtri in cui, oltre alla sua passione per la danza, racconta particolari della sua vita privata da dare in pasto a un grande pubblico a cui lui è convinto di rivolgersi. È un fiume in piena. La sua intervista spazia dai suoi ricordi d’infanzia alla enunciazione di personali teorie sul ballo della pizzica, non tralasciando racconti di famiglia in cui spesso si fa riferimento alla gelosia della moglie o alla vita della figlia.
Alcuni giorni dopo, quando la figlia scopre davanti alla tv il contenuto della sua intervista perde le staffe inveendo contro il padre. La lite è furibonda. La figlia lo accusa di essere un padre assente e di pensare solo alla sua “immagine da quattro soldi”, di aver rivelato al mondo intero affari di famiglia che nessuno avrebbe dovuto sapere. In questa occasione Romolo riceve dei commenti molto duri da parte della figlia. Commenti che lo feriscono ma che non mettono in discussione le certezze che egli ha costruito attorno al suo personaggio. Per Romolo la sua libertà di esprimersi, col ballo e con le parole, non può essere messa in discussione.
A seguito della lite Romolo va a correre per sfogare la frustrazione accumulata durante la lite famigliare e la sera stessa si reca ad una festa di piazza accompagnato da una donna con cui è solito ballare. La mattina seguente cerca e trova la riconciliazione con la figlia che finalmente si concede nel ballo finale su cui si chiude il film.
Il documentario nasce da un’idea del produttore Lino Pepe che mi ha coinvolto in questo progetto documentaristico dopo aver visionato alcuni miei lavori legati al mondo della musica, dei riti e delle tradizioni popolari. Il produttore mi ha presentato il protagonista come una persona la cui storia valeva la pena di essere raccontata.
Mi sono introdotto con grande discrezione nella vita privata del protagonista, dapprima chiacchierando con lui, successivamente filmando con semplice spirito osservativo la vita quotidiana di questa umile famiglia salentina.
Dall’osservazione filmata sono emersi i tratti più interessanti del personaggio che, grazie all’incontro col regista e sceneggiatore Francesco De Giorgi, hanno dato corpo a un racconto realistico che mette in equilibrio i contenuti propri del ballo popolare, con i suoi aspetti strettamente coreutici, così come enunciati nell’intervista del protagonista con gli elementi emotivi, sociali e psicologici.
La collaborazione con De Giorgi è stata fondamentale perché ha allargato il mio spettro narrativo, aiutandomi a coltivare aspetti drammaturgici che hanno conferito appeal e grande ritmo al film.
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La pizzica di Romolo Crudo” è un film dal sapore mediterraneo che ci racconta come è cambiato il ballo tradizionale della pizzica pizzica e come viene vissuto nella vita privata di una umile famiglia salentina. Un altro elemento di grande valore che emerge da questo lavoro è la comprensione di come il linguaggio del corpo, in questo caso il ciclo coreutico
della pizzica di corteggiamento, sia intrinsecamente legato alla sfera interiore del ballerino, al suo contesto sociofamigliare, al suo rapporto col mondo che lo circonda. Il ballo dunque non è solo liberazione fisica ma anche una inconsapevole espressione del proprio essere.
Tommaso Faggiano