Note di regia di "Bagarre"
Bagarre è un film nato dal desiderio di fermare un istante preciso: la fine di un’amicizia che coincide con la fine di un’epoca personale. Anna e Silvia hanno condiviso tutto: appunti, pause caffè, strategie di sopravvivenza accademica. La loro complicità era fatta di minimi segnali, gesti rapidi, una lingua muta che solo chi ha attraversato insieme qualcosa di lungo, faticoso e necessario può parlare davvero. Ma sotto quella prossimità, così naturale da sembrare eterna, si muoveva un’asimmetria. Non mi interessava raccontare la rottura, quanto piuttosto quel tratto di strada in cui si cammina ancora fianco a fianco, senza sapere che le strade si sono già separate. L’università è sfondo e specchio: non un nemico, non un rifugio. Un luogo che addestra, promette, respinge e può lasciare indietro. Un teatro di alleanze, attese, discreti fallimenti. Anna è slancio, affermazione, desiderio di altro. Silvia resta più in ascolto, legata al presente, forse al disincanto. Forse è questo disequilibrio a tenerle unite. Forse è questo il punto di rottura. Raccontare questa storia, senza vittime né colpe, è stato un modo per parlare di una libertà diversa: quella di sottrarsi alla corsa, di smettere di dimostrare, di scegliere di respirare. Una libertà che non fa rumore, ma può avere il peso di una rivoluzione.
Sarah Narducci