Note di regia di "Libero - Sempre Comunque Mai"
Quando penso a Libero, la prima immagine che mi torna alla mente è lui al mio fianco, tra i banchi di scuola. Eravamo compagni di banco alle superiori, amici prima ancora di diventare adulti, prima che il cinema entrasse nelle nostre vite in modo così prepotente e totalizzante.
Questo documentario nasce prima di tutto da uno sguardo personale e commosso. È un viaggio attraverso la memoria, fatto di aneddoti, ricordi, fotografie condivise, parole mai dette e risate che sembrano ancora presenti.
Conoscevo Libero prima che diventasse “Libero De Rienzo”, prima del David di Donatello, prima di Santa Maradona, prima delle copertine e dei set. Lo conoscevo quando era solo un ragazzo curioso, sensibile, pieno di domande, spesso insofferente alle convenzioni, ma sempre autentico. Il nostro intento con questo documentario non è solo quello di raccontare una carriera, ma soprattutto di restituire la complessità, l'umanità e la bellezza di un uomo che ha scelto spesso strade tortuose, meno battute, per restare fedele a se stesso.
Partiamo da quel 10 aprile 2002, quando Libero, a soli 25 anni, riceveva il David di Donatello come miglior attore non protagonista per Santa Maradona. Un momento di grande successo che lui stesso trasformò in un gesto politico, dedicando il premio alla Palestina: un atto di rottura, un segnale, una dichiarazione di intenti.
Da lì in poi, la sua carriera prese una direzione meno prevedibile. Libero non era interessato solo alla fama o alla popolarità: era affascinato dalla verità, dall’intensità, dalla possibilità di raccontare l’invisibile. La sua passione per la regia, la scrittura e la fotografia lo portò spesso a scegliere il silenzio mediatico, la riflessione, l’esplorazione.
Il suo unico film da regista, Sangue – La morte non esiste, è il manifesto più autentico della sua poetica. Un’opera radicale, intima, dolente, che racconta molto più di quanto sembri.
Questo documentario non vuole essere un omaggio retorico.
Vogliamo che sia un ritratto vivo, sincero, costruito attraverso le parole di chi Libero lo ha conosciuto, amato, accompagnato nel suo percorso artistico e umano: colleghi, amici, registi, compagni di strada. Le voci di Paola Cortellesi, Michele Riondino, Claudio Santamaria, Marco Risi, Massimiliano Bruno, Andrea Sartoretti e molti altri si intrecciano in un coro affettuoso, per riportarlo in vita attraverso i ricordi condivisi.
Abbiamo scelto uno stile cinematografico, perché Libero era cinema. Ma soprattutto perché per lui, come per tutti gli attori veri, la morte non esiste davvero: continua a vivere ogni volta che scorrono i titoli di un suo film, ogni volta che qualcuno pronuncia il suo nome, ogni volta che una storia lo riporta nel mondo.
Questo film è il nostro modo di non lasciarlo andare del tutto.
Di restituirlo a chi non l’ha conosciuto e di ricordare, a chi l’ha amato, che Libero non può essere ridotto alla sua fine. Perché era – e resta – molto più grande della sua assenza.
Alessio Maria Federici