FESTIVAL DEI POPOLI 66 - Dal 1° al 9 novembre
a Firenze oltre 90 film in programma
Dalle piazze di oggi all’attualità da Gaza, la cui memoria vive nel racconto del regista palesintese Kamal Aljafari con “
With Hasan in Gaza” agli inediti racconti dall’Ucraina prossima al fronte nei documentari “
Paleontology Lesson” del maestro Sergei Loznitsa sulla “normale” visita di una scuola in un museo e “
Checkpoint Zoo” con l’obiettivo di salvare oltre 5.000 animali dal conflitto. E poi la lezione di dissidenza artistica e civile di Ai Weiwei, alle prese con la messa in scena della Turandot al Teatro dell’Opera di Roma in “
Ai Weiwei’s Turandot” di Maxim Derevianko, fino alla Firenze delle sottoculture dei mitici Ottanta della new wave in “
Uscivamo molto la notte” di Stefano Pistolini e Bruno Casini, nelle voci e i ricordi di chi c’era, tra Diaframma e Litfiba, a quelli di oggi di Piero Pelù, rocker mai domo, in “
Pierò Pelù. Rumore dentro” di Francesco Fei, un viaggio intimo nella vita del rocker fiorentino. Dai valori di ieri, nel ricordo di Sandro Pertini con “
Il Settimo Presidente” di Daniele Ceccarini e Mario Molinari, a quelli di domani, messi in discussione nell’esperimento provocatorio del primo documentario interamente realizzato con l’ausilio dell’intelligenza artificiale generativa, “
Post Truth” di Alkan Avcıoğlu, fino a Tatti (Grosseto), un piccolo paese nel cuore della Toscana che vive una straordinaria esperienza di comunità in “
Tatti, paese di sognatori” di Ruedi Gerber. Il filo rosso del programma è cucito attorno a due omaggi di grande rilevanza: i film di Sarah Maldoror, prima cineasta africana dallo sguardo femminista e anticoloniale, e di Marie Losier, che firma ritratti di artisti, originali e controcorrente. Sono questi alcuni tra i protagonisti - film e ospiti - del
66° Festival dei Popoli, il festival internazionale del film documentario, che torna a Firenze dal 1° al 9 novembre - con un focus in apertura il 1° e 2 novembre per i più piccoli,
Popoli for Kids and Teens, e lunedì 3 l’inaugurazione al cinema La Compagnia. Il festival - presieduto da Roberto Ferrari, con la presidenza onoraria di Ken Loach - per la direzione artistica di Alessandro Stellino, la direzione organizzativa di Claudia Maci, presenterà il meglio del cinema documentario internazionale in un programma di 90 film accompagnati da numerosi ospiti internazionali e nazionali.
Il festival sarà inaugurato dall’anteprima nazionale di “
With Hasan in Gaza” del regista palestinese Kamal Aljafari, nella serata di lunedì 3 novembre alle 20.30 al cinema La Compagnia di Firenze, in presenza dell’autore. Una riflessione cinematografica sulla memoria, la perdita e il passare del tempo, filmando una Gaza popolata di fantasmi che oggi non esiste più. Tre nastri MiniDV che documentano la vita a Gaza nel 2001 vengono ritrovati dal regista: le immagini che contengono sono ora la testimonianza di un luogo e di un tempo che non esistono più. Quella che era iniziata come la ricerca di un ex compagno di prigionia, un uomo perso nel tempo e nella guerra, porta a un viaggio inaspettato dal nord al sud di Gaza con Hasan, una guida locale il cui destino rimane sconosciuto. La videocamera si muove per le strade e i paesaggi di Gaza, registrando momenti fugaci di vita quotidiana, frammenti di una realtà ormai irreversibilmente alterata. Il documentario arriva in prima nazionale nel Concorso internazionale lungometraggi del Festival dei Popoli dopo aver partecipato al Festival di Locarno, al Toronto International Film Festival e al New York Film Festival. Kamal Aljafari, regista e artista palestinese, oggi vive a Berlino: i suoi film indagano e raccontano la storia del popolo palestinese. Incontrerà il pubblico del festival martedì 4 novembre alle 10 al Cinema Astra (ingresso gratuito).
Il primo giorno di festival, al cinema La Compagnia, inizia alle 18 con la prima proiezione dell’
omaggio dedicato a Sarah Maldoror, regista francese e panafricana d’adozione, voce rivoluzionaria e prima donna cineasta del cinema africano: in sala ci sarà il suo primo lungometraggio, il capolavoro “
Sambizanga” (1972), tratto da un romanzo dello scrittore angolano José Luandino Vieira, che segue le vicissitudini di una giovane donna il cui marito è stato incarcerato in Angola dalle autorità portoghesi. Ad introdurre al pubblico i lavori di Maldoror, ci sarà la figlia Annouchka de Andrade, che ne cura il lascito e si occupa del restauro e della diffusione della sua opera. La retrospettiva fa parte dalla collaborazione tra il Festival dei Popoli e Calliope Arts Foundation all’interno del progetto “
Women Trailblazers in Documentary Cinema”. L'omaggio è organizzato con il supporto di Unifrance, Ambasciata di Francia, Istituto Francese Italia, Istituto Francese Firenze, The Recovery Plan.
Il programma sarà diviso come di consueto in
Concorso internazionale Lungometraggi e
Concorso italiano, ai cortometraggi e mediometraggi sarà dedicato il
Concorso Internazionale Discoveries, inaugurato lo scorso anno, per i lavori di giovani registi e registe da tutto il mondo con orientamento alla sperimentazione; in
Doc Highlights i film di grande risonanza internazionale e poi le sezioni
Habitat, dedicata all’ambiente e ai temi della sostenibilità e dei diritti umani,
Let the Music Play per i documentari musicali, con la retrospettiva dedicata all’opera di Marie Losier, regista francese ospite del festival,
Popoli for Kids and Teens per il giovane pubblico e il
Future Camps - European Doc Academy, con le sorprendenti opere provenienti dalle migliori scuole di cinema di tutta Europa. Infine, la sezione
Feminist Frames, una selezione di opere realizzate da registe sul tema della militanza e della liberazione pensata in collaborazione con una rete internazionale di cineaste femministe che costruisce spazi di mutuo sostegno, co-creazione e pratiche condivise, oltre al già citato omaggio a Sarah Maldoror.
Saranno 9 i film del
Concorso Internazionale Lungometraggi, tutti in anteprima, per i quali la giuria composta dalla programmer Cecilia Barrionuevo (Argentina) e dalle registe Elena Lopez (Spagna) e Mala Reinhardt (Germania) assegnerà il primo premio (7.000€), il secondo premio (4.000€) e la Targa "Gian Paolo Paoli" al Miglior Film Antropologico. 10 i cortometraggi e mediometraggi in anteprima nel
Concorso Internazionale Discoveries, saranno invece giudicati dalla giuria formata dalla distributrice Marcella Jelić (Croazia), la curatrice e produttrice Flavia Mazzarino (Italia) e la regista Eleanor Mortimer (Gran Bretagna) che assegnerà il premio Discoveries (3.500€).
Ritorno e riscoperta delle origini, storie dai territori e dal proprio passato, indagini in luoghi lontani eppure vicini, si alternano nel
Concorso Italiano che propone in gara 7 documentari. In prima italiana, in programma ci sarà “She (Lei - Storie operaie dal Vietnam” di Parsifal Reparato (4/11), film corale che racconta le giornate di alcune operaie tra gli 80.000 lavoratori di uno dei più grandi impianti industriali elettronici al mondo, con sede in Vietnam, dove l'80% della manodopera nelle fabbriche è costituita da donne che hanno accettato di lavorare a turni di 12 ore. A seguire “
Waithood” di Paola Piscitelli (5/11), protagonista un ragazzo sospeso tra Napoli, dove vive in seminterrato, e São Vicente a Capo Verde, che è stato costretto a lasciare da bambino e di cui conserva ricordi preziosi, dove sogna di tornare per ricomporre le sue fratture; “
Il fantasma che è in me” di Michael Beltrami (5/11), film diario che prende il via nel 2005, quando all’autore è stato diagnosticato un cancro, per diventare la cronaca personale di un ventennio, tra gioie, perdite, rivelazioni; “
Chi sale sul treno” di Valerio Filardo (6/11), memoria del viaggio iniziato 120 anni fa dal primo Treno Bianco, il convoglio che accompagna malati e pellegrini dalla Sicilia a Lourdes, un percorso di quasi 50 ore oggi, nell’epoca dell’alta velocità, forse anacronistico. In programma poi le anteprime assolute di: “
Cumpartia” di Daniele Gaglianone (7/11), storia di Ivan, che ritorna a casa nel Sulcis in Sardegna dopo tre anni di lontananza per fare il vino con i genitori nella loro piccola azienda, in un sofferto viaggio interiore tra generazioni; “
White Lies” di Alba Zari (7/11), protagonista la regista che usa la sua arte per esplorare un passato oscuro, quello di una famiglia cresciuta nella controversa setta dei Bambini di Dio; e “
Queste cose non avvennero mai ma sono sempre” di Pierluca Ditano (8/11), ritratto collettivo di Taranto, esplorazione di rovine industriali e mondi invisibili attorno al distretto siderurgico più grande d’Europa, sullo sfondo di un paesaggio umano sospeso, tra decadenza e bellezza.
La giuria del concorso italiano è composta dal produttore Leonardo Barrile, dal regista Haider Rashid e dalla distributrice Anastasia Plazzotta, che assegnerà il Premio al Miglior documentario italiano (3.000€).
L’attualità, le guerre, la dissidenza nell’arte sono al centro della sezione che propone titoli di grande rilevanza internazionale fuori concorso. Tra questi “
Ai Weiwei’s Turandot” di Maxim Derevianko (4/11), segue l’artista e attivista rivoluzionario cinese Ai Weiwei per il suo debutto alla regia di un’opera lirica al Teatro dell’Opera di Roma, con l’allestimento della Turandot di Puccini come scenario di fondo per una riflessione sul potere dell’arte come forma di resistenza e libertà di espressione. Una ferita ancora aperta nell’opinione pubblica è l’invasione russa dell’Ucraina: il festival presenta scorci di una frontiera ferita da tre diversi punti di vista, nella giornata finale del festival, a partire da quello di Sergei Loznitsa con il corto “
Paleontology Lesson” (9/11): nel giugno 2023, a Kiev, un gruppo di scolari visita il Museo di Storia Naturale, guidati da un insegnante di paleontologia che, come per magia, trasporta i bambini in un mondo lontano, dove non c'è più guerra. Non solo soldati in trincea: “
Checkpoint Zoo” di Joshua Zeman (9/11) documenta un audace salvataggio guidato da un eroico team di guardiani dell’Ecopark di Kharkiv e volontari che hanno rischiato la vita per salvare oltre 5mila animali intrappolati durante l'invasione russa. Infine, in un ritratto ironico e grottesco, “
Sanatorium” di Gar O'Rourke (9/11) porta a sud sulle rive di Odessa, in una fatiscente struttura sanitaria, nel corso di una stagione estiva in cui gli ospiti passano l’estate attratti dalle proprietà miracolose del fango nero nonostante l’eco dei bombardamenti in lontananza. Arte come politica, invece, al centro di “
Nova ‘78” di Aaron Brookner e Rodrigo Areias (8/11), un viaggio elettrizzante nel cuore della controcultura degli anni '70, con filmati inediti della leggendaria Nova Convention, l’evento di tre giorni a New York City che ha celebrato il ritorno di William S. Burroughs in America dopo oltre vent’anni vissuti in America Latina, Nord Africa, Parigi e Londra, riunendo icone come Patti Smith, Frank Zappa, Laurie Anderson, Philip Glass, Allen Ginsberg, Merce Cunningham, John Cage e molti altri. Da oltreoceano si ritorna a Firenze, con la prima assoluta di “
Uscivamo molto la notte” di Stefano Pistolini (8/11), racconto della new wave fiorentina con i protagonisti dell’epoca: all’imbocco degli anni ‘80, Firenze si trasforma da aristocratica mèta di contemplazione turistica in capitale delle nuove culture giovanili, qui nascono fenomeni battezzati “Rinascimento Rock” o “Fauna d’Arte” e la città, nelle sue interminabili notti, diventa un’esplosione di creatività, edonismo, sperimentazione. In prima italiana, poi, “
Post Truth” di Alkan Avcıoğlu (7/11): un film fittizio sul mondo reale, il primo documentario interamente generato dall'intelligenza artificiale della storia esplora il nostro rapporto con la tecnologia ed esamina come siamo arrivati a un mondo in cui le immagini vengono sempre più strumentalizzate e la verità non ha più importanza, sviluppato in 15 mesi, da oltre 60 ore di filmati generati dall'intelligenza artificiale. Ricordi d’Italia ne “
Il Settimo Presidente” di Daniele Ceccarini e Mario Molinari (9/11), in prima assoluta, docufilm che si propone di raccontare la figura di Sandro Pertini, dalla formazione come socialista e partigiano alla leadership durante gli anni di piombo, con la capacità unica di incarnare e rappresentare i sentimenti più autentici del popolo italiano, con la musica di Nicola Piovani e il manifesto ufficiale da Gianluigi Toccafondo. Chiudono la sezione “
Familiar Places” di Mala Reinhardt (4/11), protagonista Akosua, queer ghanese-tedesca, tra poliamore e desiderio di un figlio, accompagnata dalla sua amica e regista Mala, e la Toscana profonda con “
Tatti, paese di sognatori” di Ruedi Gerber (9/11), storia del piccolo borgo toscano nel grossetano che rischia di scomparire, dove il regista, insieme agli ultimi agricoltori locali, i fratelli gemelli Marco e Massimo, ha dato inizio a una silenziosa rinascita.
Quest’anno
il festival omaggia il cinema di Sarah Maldoror (1929–2020), voce rivoluzionaria e prima donna cineasta del cinema africano: la selezione celebra l’opera della regista francese, panafricana d’adozione, impegnata a raccontare le guerre di liberazione delle ex colonie portoghesi, con un’attenzione particolare al ruolo delle donne nella lotta. Maldoror ha lasciato un segno indelebile nella storia del cinema con il suo sguardo potente e il suo impegno incrollabile per la giustizia sociale e l’affermazione delle identità africane. Per accompagnare le proiezioni e presentare i film della regista a Firenze, sarà presente la figlia Annouchka de Andrade che ne cura il lascito e si occupa del restauro e della diffusione della sua opera. L’omaggio è un progetto in collaborazione tra il Festival dei Popoli e Calliope Arts Foundation all’interno del progetto “
Women Trailblazers in Documentary Cinema”, volto alla riscoperta e alla celebrazione di registe il cui lavoro sia stato sottovalutato o dimenticato nel corso degli anni. Il focus è organizzato con il supporto di Unifrance, Ambasciata di Francia, Istituto Francese Italia, Istituto Francese Firenze, The Recovery Plan.
Tra lunghi e cortometraggi, saranno 12 le opere in programma di questa pioniera di un linguaggio cinematografico radicale, tra cui anche “
Aimé Césaire – Le Masque des mots” del 1987 (5/11) in cui il sindaco, poeta e drammaturgo di Fort-de-France si interroga sul futuro della Martinica e sulla recrudescenza del razzismo nel mondo; “
Portrait de Assia Djebar” del 1989 (6/11), dove la scrittrice algerina Djebar discute il ruolo delle donne nel mondo arabo e musulmano, e “
Léon G. Damas” del 1994 (5/11), sul poeta della Guyana fondatore della Négritude.
Dopo la giornata di apertura lunedì 3 novembre con la presentazione del capolavoro restaurato “Sambizanga” (1972), martedì 4 presso The Recovery Plan (via Santa Reparata 19R) dalle 17:30 ci sarà l’inaugurazione della mostra “
Sarah Maldoror: C’est Pour Vous Que Je Parlerai” a cura di BHMF, Justin Randolph Thompson & Janine Gaëlle Dieudji, visitabile fino al 6 gennaio 2026. Sviluppata in collaborazione con la figlia e basato su materiali d’archivio personali, il progetto indaga il profondo coinvolgimento di Maldoror con le eredità del Primo Congresso degli Scrittori e Artisti Neri del 1956, con la Negritudine e con la sua costante dedizione a un racconto rivoluzionario, capace di intrecciare arte, memoria e impegno politico. Con testi inediti di Chris Cyrille, Leonardo De Franceschi e François Piron. A seguire, alle 18.30 ci sarà la visione del suo primo corto “
Monangambééé” (1969): al termine della proiezione l’incontro “Ricordando Sarah Maldoror” con la figlia Annouchka de Andrade, moderato da Janine Gaëlle Dieudji (curatrice e co-fondatrice di The Recovey Plan) e Ludovica Fales (curatrice dell’omaggio a Sarah Maldoror).
Dopo il grande successo dell’intro tenutosi al festival nel 2024 con Alice Rohrwacher e Pietro Marcello, secondo appuntamento per il panel dedicato al cinema del reale dal titolo “
Documentario italiano: verso la finzione”: ospiti sul palco saranno due coppie di registi, protagonisti di ultime uscite in sala,
Alessandro Cassigoli e
Casey Kauffman insieme a
Alessio Rigo de Righi e
Matteo Zoppis, al cinema La Compagnia venerdì 7 novembre alle 19. La conversazione è dedicata alla transizione dal documentario alla finzione compiuta da un’intera generazione di filmmaker che, a partire dal confronto con la realtà, ha contribuito a rinnovare la cinematografia del nostro paese nel corso degli ultimi due decenni. I registi in dialogo stanno contribuendo a riscrivere le pratiche consuete del “cinema del reale” con approcci originali e un forte radicamento nei territori umani e geografici d’elezione. Cassigoli e Kauffman hanno firmato insieme “Butterfly” (2018), “Californie” (2021) e “Vittoria” (2024); Rigo de Righi e Zoppis collaborano invece dal 2013: dopo “Belva Nera” hanno realizzato “Il solengo” (2015), “Re Granchio” (2021) e sono ora al cinema con “Testa o Croce?”.
Di grande rilevanza anche l’altra retrospettiva al centro di questa edizione: sarà ospite del festival la regista francese
Marie Losier, autrice di numerosi ritratti cinematografici di registi, musicisti e compositori cult e d'avanguardia: l’omaggio a lei dedicato sarà in programma nella sezione
Let the Music Play, dedicata ai documentari musicali. Avanguardia e surrealismo, bassa fedeltà e freakness: in oltre vent’anni di carriera Marie Losier ha rifiutato i dispositivi più risaputi e gli approcci biografici per porsi sulla stessa lunghezza d’onda degli artisti e delle artiste che ha filmato. Per offrire visioni fuori norma, alterate, aliene a ogni “normalità”. La regista sarà protagonista sabato 8 novembre alle 10 presso l’Istituto Francese con l’incontro “
Rebel Rebel: Marie Losier”, moderato dal giornalista e critico Emanuele Sacchi. Nata in Francia nel 1972, Losier lavora tra Parigi e New York e ha presentato i suoi film e video in musei, gallerie, biennali e festival internazionali. Stravaganti, poetici, onirici e non convenzionali, i suoi film esplorano la vita e il lavoro di artiste e artisti controcorrente, in dialogo con la loro musica innovativa e rivoluzionaria. In anteprima nazionale al
Festival dei Popoli verrà presentato il suo ultimo film “
Barking in the Dark” (7/11) sulla band di culto di San Francisco, The Residents, noti per non aver mai mostrato in pubblico i loro volti, sempre nascosti da enormi bulbi oculari. Tra i corti e mediometraggi in programma anche “
Alan Vega, Just a Million Dreams” del 2014 (6/11), sulla vita ribelle dell’artista visuale e pioniere del rock elettronico e minimalista, voce del duo post-punk negli anni ‘70 e ‘80 dei Suicide; “
Felix in Wonderland” (7/11), dedicato al compositore e musicista tedesco Felix Kubin; “Tony Conrad, DreaMinimalist” del 2008 (8/11), un incontro divertente e penetrante con il violinista, compositore e artista statunitense che canta, balla e ricorda la sua giovinezza e la sua frequentazione con il cineasta sperimentale Jack Smith; i lungometraggi “
The Ballad of Genesis and Lady Jaye” (8/11), ritratto del pionieristico musicista-artista Genesis Breyer P-Orridge (dei Throbbing Gristle e Psychic TV) e della compagna Lady Jaye, e l’irriverente “
Peaches Goes Bananas” (6/11), con al centro la cantante-performer Peaches, ultimato dopo 17 anni di lavoro; infine il folgorante videoclip ambientato al CERN (il Centro Internazionale di Ricerca Nucleare di Ginevra) “
Electric Storm, 100 Years of Theremin” (6/11), che celebra le origini della musica elettronica in concomitanza con il centenario del theremin. L'omaggio è organizzato con il supporto di Unifrance, Ambasciata di Francia, Istituto Francese Italia, Istituto Francese Firenze.
Let The Music Play porta i documentari musicali nel cuore del festival, oltre all’ampia selezione dei lavori di Losier, viene completata da tre perle, ritratti a tutto tondo di figure di rilievo della scena musicale italiana e internazionale. Arriva per la prima volta a Firenze e in anteprima, dopo la partecipazione alla Mostra del cinema di Venezia, “
Piero Pelù. Rumore dentro” di Francesco Fei (5/11), regista fiorentino che torna al Festival (dopo il successo nel 2018 con “La regina di Casetta”): un viaggio intimo e sincero nell’anima dell’ex leader dei Litfiba dopo l’incidente acustico che gli ha procurato acufeni fortissimi e continui che hanno rischiato di comprometterne l’udito. Nell’ottobre 2022, durante una sessione di registrazione, un improvviso shock acustico ha provocato un danno permanente al nervo acustico con il quale Pelù combatte da allora. Il “rumore dentro” diventa così un’occasione forzata per fermarsi, ritrovarsi, ricostruirsi, rigenerarsi e concepire un nuovo album dedicato ai “deserti interiori”, raccontato nel film attraverso una full immersion nel mondo dell’artista. Si passa poi ai margini dell’Europa con “
In Hell With Ivo” di Kristina Nikolova (5/11) in prima italiana: protagonista è l'artista queer bulgaro Ivo Dimchev, che anche durante il Covid ha organizzato con successo oltre 400 concerti gratuiti nelle case delle persone, sfidando le norme sociali relative alla sessualità, all’identità e al potere in una Bulgaria sempre più omofoba. Chiude la sezione “
It’s Never Over, Jeff Buckley” di Amy Berg (9/11), diretto dalla regista candidata all'Oscar (per “Deliver Us from Evil” nel 2006), racconto della vita della giovane stella nascente dalla voce ultraterrena e dal talento immenso, che sconvolse il mondo della musica degli anni ‘90 morendo improvvisamente, all’età di 30 anni, dopo l’uscita del l'acclamato album di debutto “Grace”. Il tutto realizzato attraverso filmati inediti provenienti dagli archivi di Buckley e testimonianze intime di sua madre, delle ex compagne, degli ex compagni di band e di personaggi illustri come Ben Harper e Aimee Mann.
Ritorna la sezione
Feminist Frames, la selezione di opere realizzate da registe sulla liberazione delle donne pensata in collaborazione con una rete internazionale di cineaste femministe che costruisce spazi di mutuo sostegno, co-creazione e pratiche condivise. Cinque i film della sezione: “
The Long Road to Director’s Chair” di Vibeke Løkkeberg (4/11), sul primo seminario internazionale sul cinema femminile tenutosi nel 1973 a Berlino, un momento di confronto sulla difficoltà di essere donne nel cinema, tra disparità, marginalità e sessismo; “
No Mercy” di Isa Willinger (6/11), un manifesto cinematografico radicale attraverso le voci delle donne più agguerrite del cinema, risolute e senza compromessi, protagoniste, tra le tante, Catherine Breillat, Alice Diop, Valie Export, Nina Menkes e Céline Sciamma; “
Las Novias del Sur” di Elena López Riera (5/11) dove, tra donne mature che parlano del loro matrimonio, della loro prima volta, del loro rapporto intimo con la sessualità, la regista mette in discussione il proprio mancato ruolo di madre e sposa; in “The Mens’s Land” di Mariam Bakacho Khatchvani (6/11), un’aspirante cantante georgiana lotta per difendere la sua proprietà contro regole e tradizioni locali obsolete che discriminano le donne nelle dispute riguardanti l’eredità; infine “
Bled El Siba (Rebel Land)” di Ro Caminal (6/11), documentario sperimentale scandito dalla tradizione poetica femminile “irzan” sulle terre del Marocco che non accettavano l'autorità del Sultano e, di conseguenza, nemmeno quella dei colonizzatori.
La sezione è realizzata in collaborazione con Calliope Arts Foundation nell’ambito del progetto “
Women Trailblazers in Documentary Cinema”.
La crisi ambientale e sociale che stiamo attraversando unisce geografie e popoli, e richiede urgenti risposte che riguardano temi solo in apparenza diversi, come il fenomeno migratorio, la questione dei diritti umani e la ricerca di una nuova sostenibilità vitale. La sezione
Habitat restituisce una visione d’insieme del nostro tempo e delle sue criticità. Tre i documentari in prima assoluta, “
Domani - Il viaggio di Maysoon Majidi” di Vincenzo Caricari e Barbara Di Fabio (6/11) ha per protagonista una giovane regista e attivista iraniana in fuga dal regime di Teheran e il suo viaggio verso l’Europa, fino all’arrivo a Crotone dove viene arrestata con l'accusa di “scafismo”; “
The Trials” di Marta Massa (6/11), è la storia di Maja T., giovane attivista non binaria attualmente detenuta in isolamento a Budapest, in attesa di un processo per il quale rischia una condanna a 24 anni di reclusione. “
Sunu Gaal (Our Cayuco)” di Josep T. Parìs (4/11) segue giovani vite in Senegal, quelle di una generazione pienamente consapevole del razzismo occidentale e del colonialismo che sfrutta le risorse del loro lavoro. Arrivano poi in prima italiana “
Slave Island” di Jimmy Hendrickx e Jeremy Kewuan (5/11), sconvolgente testimonianza della schiavitù moderna sull'isola indonesiana di Sumba, dove l'attivista Jeremy Kewuan, indagando sul traffico di esseri umani, riesce a liberare una bambina di 8 anni ridotta in servitù; e “
How Deep Is Your Love” di Eleanor Mortimer (8/11), protagonista un gruppo di biologhe intente a esplorare le profondità oceaniche, con immagini mozzafiato di una fauna marina mai vista perima su cui grava la minaccia incombente di un intero ecosistema a rischio di scomparsa. La sezione
Habitat è realizzata con il contributo di Publiacqua.
Torna la sezione dedicata a bambinǝ, ragazzǝ, famiglie e scuole: il Festival dei Popoli e la Fondazione CR Firenze presentano “
Popoli for Kids and Teens”: 15 documentari e corti d’animazione da tutto il mondo su ambiente, inclusione, diritti, uguaglianza e futuro. Quest’anno alla sezione è dedicata un’apertura speciale del festival, nel weekend del 1° e 2 novembre, e poi a seguire eventi fino al 9 novembre. Non solo film, ma anche laboratori creativi e didattici con esperti, momenti per gli studenti, che diventano protagonisti. Appuntamenti a Firenze tra PARC - Performing Arts Research Centre, Cinema Astra e Cinema La Compagnia. Popoli for Kids and Teens è un progetto di Fondazione CR Firenze e Festival dei Popoli, con il contributo di Publiacqua, in collaborazione con Parc - Performing Arts Research Centre, Fabbrica Europa, Fondazione Stensen, Lanterne Magiche, Aleph, Amnesty International, Museo Galileo, Unicoop Firenze, Drum Circle Firenze e Mukki. Il Festival con il suo programma "
Popoli for Kids and Teens" fa parte del network europeo Docs4Teens - Building Bridges insieme al festival FIPADOC (Francia), al Krakow Film Festival (Polonia), Docudays UA (Ucraina) e a Porto Post Doc (Portogallo). L’obiettivo condiviso è quello di promuovere il documentario tra i più giovani e favorire la circolazione di opere pensate per il pubblico teen in tutta Europa.
Nato nel 2013 come laboratorio di idee per il pubblico, per i cineasti in formazione e per i professionisti,
Doc at Work è la sezione industry del festival che intende favorire nuove sinergie tra professionisti, registi consolidati, nuovi talenti e selezionatori di festival, produttori, distributori e altri attori del settore. È lo spazio dedicato al cinema del reale work-in-progress che accoglie progetti di autori e autrici italiani/e o di produzione italiana, in fase di sviluppo e produzione, con l’obiettivo di farli conoscere a professionisti e professioniste internazionali, per creare nuove sinergie e promuoverne la diffusione. Ogni anno Doc at Work rende omaggio a un paese europeo, invitando una delegazione di produttrici e produttori interessati a sviluppare nuove collaborazioni con l’Italia: il paese protagonista dell'edizione 2025 sarà la Francia. Grazie alla collaborazione con Unifrance, Ambasciata di Francia, Istituto Francese Italia, Istituto Francese Firenze, il Festival accoglierà una delegazione di produttori e produttrici emergenti dalla Francia e ospiterà un focus dedicato alle opportunità di coproduzione tra i due paesi nella giornata di sabato 8 novembre 2025. In programma anche
Proxima (7/11), lo spazio dedicato a film documentari in fase di montaggio e post-produzione, con opere superiori ai 60’ selezionate: per questa edizione sono confermati il Premio SudTitles e il Premio RIDM. Ancora, la sezione si chiude con
Itineranze DOC, il percorso formativo semestrale dedicato a progetti di cinema del reale in fase di sviluppo: il progetto nasce dalla collaborazione tra Festival dei Popoli, Bellaria Film Festival, SoleLuna Doc, PerSo - Perugia Social Film Festival, FrontDoc e IsReal - Festival di Cinema del Reale. L’edizione 2025 si arricchisce della partecipazione di Pordenone Doc Fest ed è realizzata con il sostegno del MiC e di SIAE, nell’ambito del programma Per Chi Crea. Doc at Work - Industry è realizzato in collaborazione con MAD - Murate Art District, Unifrance, Ambasciata di Francia, Istituto Francese Italia, Istituto Francese Firenze, CNA Cinema e Audiovisivo Toscana e CNA Firenze.
Il
Future Campus è la sezione dedicata a registi e registe provenienti dalle principali scuole di cinema internazionali. Dalla 66° edizione il festival espande il proprio campus dedicato ai professionisti under 35 con una serie di lab, ciascuno caratterizzato da un ambito di indagine e un percorso composto di masterclass, round table e proiezioni. Lo studio delle pratiche si unirà allo scambio interdisciplinare e alla propensione creativa per mezzo di un fitto panorama di screening e incontri pensati ad hoc per i partecipanti selezionati da vari ambiti professionali, dagli atenei italiani e dalle migliori scuole di cinema nazionali e di tutta Europa. Questi i percorsi attivati: European Doc Academy, Make it Real: pratica documentaria, Giuria Giovani: Discoveries, Feminist Trails: per un nuovo sguardo, e Visual Anthropology.
20/10/2025, 15:54