FLORENCE QUEER FILM FESTIVAL 23 - I premi
“
Beautiful evening, beautiful day” della regista croata Ivona Juka, un dramma in bianco e nero che racconta le voci del dissenso omosessuale represse dal regime di Tito, nell’ex Jugoslavia, è il miglior film della 23/ma edizione di
Florence Queer Festival, la principale rassegna toscana che celebra il meglio della cinematografia LGBTQIA+, che si è svolta a Firenze dal 26 al 30 novembre al cinema La Compagnia.
Il premio è stato assegnato dalla giuria lungometraggi composta da Daniel N. Casagrande, giornalista e critico cinematografico, membro del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani; Nico Isa Borrelli, attivista militante trans/femminista e Ph.D student in Gender Studies-Scienza Politica all'Università degli Studi di Bari Aldo Moro e Nicole De Leo, attrice attivista del mondo lgbt, con la seguente motivazione: “Non una semplice storia, ma La Storia raccontata con uno stile narrativo coraggioso, rigore estetico, e audacia nella rappresentazione corporea del sesso. Girato con una straordinaria fotografia in bianco e nero, con rimandi alla “Crni val” jugoslava ed alle ‘nuove onde’ del cinema dell’est europeo degli anni ’60. Arricchito da una accurata ricostruzione storica, una regia sicura, e una sceneggiatura capace di mescolare con sapienza e credibilità una storia di coraggio LGBTQ ante litteram, di libertà e ideali inseguiti, difesi, traditi”.
A trionfare nella categoria Pride, premio assegnato alle opere che meglio hanno saputo raccontare le tematiche legate all’attivismo, all’orgoglio e alla visibilità queer, è stato “Avant-drag” di Fil Ieropoulos, “per aver saputo raccontare in maniera sovversiva e sfaccettata la realtà queer nell'ostilità del contesto greco contemporaneo, attraverso la parola, la poesia e lo sguardo ironico di dieci performer e attivist3 drag”. La giuria era composta da Lou Ms. Femme, attivistə non-binary e transfemministə e consulentə su genere e diritti trans/non-binary ; Luca De Santis sceneggiatore e scrittore, esperto di rappresentazioni LGBTQ+ in videogiochi e fumetti e Massimo Prearo, ricercatore in scienza politica all’Università di Verona e responsabile del Centro PoliTeSse che studia movimenti e mobilitazioni LGBTQIA+.
Ad aggiudicarsi il premio per il miglior cortometraggio è stato “Bury your gays” di Charlotte Serena Cooper, “poiché è un corto brillante e feroce che smonta gli stereotipi queer del linguaggio cinematografico, li porta all’assurdo e li fa detonare. Non si limita a ribaltare l’immaginario dominante: lo sabota, lo ricuce e lo riconsegna come spazio comune, leggibile anche da chi non è queer. È un cinema radicale e politico, che non rappresenta: interviene. Avanza attraverso cliché riconoscibili solo per smontarli dall’interno, con ironia tagliente e una forza narrativa che usa la fantasia per rivelare ciò che troppo spesso resta fuori campo”. La giuria, composta da Astri Amari, un progetto che usa l’astrologia come strumento politico per evidenziare tensioni e forme di potere nella vita quotidiana; Luchadora, nome d’arte di Alessandra Marianelli, illustratrice dallo stile giocoso che lavora tra editoria, poster art, interventi urbani e pittura e Lalique Chouette, drag queen e attivista che alterna performance e impegno politico nella comunità queer toscana ha inoltre assegnato due menzioni speciali a “Maximina” di Blu Diego Fasoli “poiché la forza magnetica e la presenza di Maximina rendono coinvolgente una storia già vista e raccontata molte volte. La regia è semplice e senza particolari rischi, ma il carisma della protagonista sostiene l’intero corto. Apprezzabile l’uso dell’animazione nel titolo, che avrebbe potuto trovare spazio anche altrove” e a “Le prime volte” di Giulia Cosentino e Perla Sardella con la seguente motivazione: “tiene insieme archivio, parola e desiderio senza cadere nel nostalgico né nell’autocelebrazione. Le immagini valgono più delle parole, e le parole, quando ci sono, aprono domande attuali senza pretendere risposte definitive. È un corto che fa cinema, non testimonianza. È lesbico senza essere didascalico, politico senza essere slogan, emotivo senza essere forzato”.
Infine il premio Queer Animation, come corto animato in media più votato dalla giuria TheSIGN e Collettivo Moleste è andato a “Gigi” di Cynthia Calvi, “ uno slice of life contemporaneo che racconta in modo autentico e poetico la storia di una sirena e del suo percorso di affermazione di genere. Quella di Calvi è la rappresentazione di un mondo e di una realtà cruda, cinica e insieme evocativa e poetica dove la lente della fiaba e il dispositivo letterario della metamorfosi diventano metafora di un viaggio pionieristico e insieme una lente a tinte pastello da cui osservare un mondo che mostra spesso il suo volto meno colorato e accogliente verso le minoranze e le identità e i corpi marginalizzati”. Una menzione speciale è poi andata a “I’m a flower” di Ariel Victor Arthanto, riflessione poetica e allegorica sul dialogo intergenerazionale e sulla coesistenza di desideri, identità e prospettive nel rapporto genitore-figliə e a “Out of Gaza” di Seza Tiyara Selen e Jannis Osterburg che racconta in stop-motion e in chiave ironica e a tratti caustica, la resistenza del popolo palestinese dentro e fuori i confini di Gaza attraverso il viaggio di action figures e giocattoli abbandonati: una riflessione sul racconto intimo di storie cancellate dal genocidio e sulla necessaria decostruzione dello sgardo coloniale sul mondo per praticare lotte di liberazione autenticamente intersezionali.
02/12/2025, 10:24