FESTIVAL DEL CINEMA DI PORRETTA TERME
24 - Andreozzi: "Blu e gli unicorni"
Michela Andreozzi è stata ospite del Festival del Cinema di Porretta con il suo “
Unicorni”, selezionato nel concorso Fuori dal Giro. L'abbiamo intervistata.
Presentando il film dici che è tutto nato da una domanda che ti sei fatto, su quanto saresti davvero stata “progressista” se ti fossi trovata di fronte a una situazione complessa nella tua vita privata, e non solo in teoria.
Esatto. Sono tutti democratici con le idee degli altri. Quella domanda è una domanda che dobbiamo farci in questo momento perché il mondo va molto più veloce di noi, soprattutto dalla mia generazione, io sono una generazione X, non si riesce a stare dietro a tutti. Mi sono fermata a Instagram, TikTok, non ce l'ho fatta, per capirci.
Però nascono continuamente nuove istanze, nascono consapevolezze, diritti che vanno rispettati, identità che prendono forma, che vengono riconosciute socialmente, sotto tanti punti di vista. Se pensiamo che trent'anni fa nei film la figura dell'omosessuale era quella che doveva fare ridere e i transessuali erano sempre e solo sex workers, per dirla con un termine contemporaneo e politicamente corretto, le cose sono cambiate molto.
Quindi la mia domanda era su quanto siamo realmente progressisti rispetto al presente o quanto siamo cresciuti ed educati da progressisti, volevo capire quanto questo progressismo fosse innato, fosse instillato, fosse introiettato o testato realmente, perché abbiamo bisogno che venga testato, continuamente messo alla prova.
Quando hai iniziato a lavorare su questo racconto?
Avevo pensato a questa storia subito dopo il primo film, che avevo scritto con Alessia Corcini, che è la stessa sceneggiatrice di Unicorni ed è la presidentessa delle famiglie Arcobaleno, quindi è continuamente in contatto con delle realtà queer in cui c'è una costante lotta per il rispetto dei propri diritti, e questo mi ha fatto pensare anche a un privilegio in cui noi viviamo, nel senso che noi diamo per scontati dei diritti che invece tantissime persone non hanno, devono continuamente conquistarsi.
La combinazione dell'attenzione che ho avuto per queste tematiche conoscendo Alessia e questa mia domanda personale su quanto realmente siamo aperti o progressisti rispetto al nuovo che avanza, ha fatto cortocircuito con questa storia a cui pensavo da tanto tempo. Ci ho messo tanto tempo a scrivere questo film, ho avuto bisogno di sei stesure in sei anni, perché nasceva come una commedia, però non si poteva trattare come una commedia pura. E' diventato a un certo punto un dramedy vero, però io devo poter sorridere comunque delle cose insieme ai protagonisti, naturalmente non di loro, per cui alla sesta stesura anche i produttori – che comunque volevano essere sicuri che sarebbe stato trattato in un modo rispettoso e però sincero – si sono convinti: ci abbiamo messo tanto tempo, io sono contenta di questa misura. Dovevo trovare che cos'era di questa storia che mi stava turbando e ci ho messo un po' a capire che era il tema della libertà individuale.
Anche cinematograficamente questo è un film più complesso dei tuoi precedenti.
Un film è sempre un terno al lotto, come si dice, o ti viene o non ti viene, e non dipende solo da te, dipende da mille fattori, la chimica, il match, l'ortografia, il match tra gli attori, il rapporto tra sceneggiatore e attore, tra personaggi e attori... non sempre un grande attore garantisce un buon film, però una cosa il regista deve sapere ed è che film va a girare.
Tu devi sapere che film vai a girare, perché bisogna essere secondo me intellettualmente onesti: quando ho girato le commedie sapevo che stavo girando delle commedie, tornerò a girarne perché comunque è una cifra che mi diverte, ma ogni film ha un suo linguaggio, un suo approccio, ma questo lo dico dopo sette film, quindi lo dico con molta umiltà, non te l'avrei mai detto dieci anni fa.
Al centro del film c'è lo straordinario esordiente Daniele Scardini, che interpreta Blu.
Guarda, per me il bambino era una conditio sine qua non, abbiamo iniziato a cercare il bambino prima che io fossi sicura di girare il film. Avevo già lavorato con Anna Pennella, che è una grandissima casting, e le avevo chiesto di iniziare un anno e mezzo prima, ho chiesto ai miei produttori di iniziare a pagarla prima, anche se col rischio che il film poi non si facesse, perché se non avessimo trovato il bambino non avremmo girato mai.
Abbiamo visto per mesi self-tape, finché a un certo punto mi arriva il self-tape di un bambino che si chiamava Alessandro, che era stato pescato nella scuola del Sistina, un bambino con temperamento alla Fiorello, cioè proprio un mattatore, otto anni, capelli lunghissimi, queste orecchie da elfo, stupendo. Vedo questo bambino, dico madonna che meraviglia questo bambino, poi parla e ha un vocione così, tipo crooner, un cantante confidenziale.
Dico mannaggia questa voce e Anna mi fa, aspetta c'è il fratello: il fratello, che è Daniele, aveva seguito Alessandro nella scuola di teatro, è un bambino curiosissimo, che secondo me nella vita se vuole fare l'astronauta, riesce a fare l'astronauta, è intelligentissimo, curiosissimo, con i capelli che la madre gli ha fatto crescere lunghissimi per coprire delle orecchie “sbottonatissime”, a cui però lui è molto affezionato, è un bambino che ha una self-confidence incredibile. Quando l'ho visto ho detto fatemelo incontrare immediatamente, avevo incontrato anche dei bambini transgender, ma volevo che fosse cisgender, perché quello di Blu è un dubbio e non sappiamo come andrà.
Volevo che fosse un bambino che avesse una qualche dimestichezza con questo tema, e Daniele mi ha confermato che lui da quando è piccolo lo scambiano tutti per una femmina e su questa cosa ci gioca, ed è diventato anche il nostro gioco sul set.
Blu è un bambino molto sicuro di sé, non si mette in discussione finché non vede crollare i genitori, perché è stato educato bene, per assurdo, è l'educazione dei genitori che torna indietro come un boomerang ai genitori. Anche Daniele è così: al primo commento super acido che hanno messo sui social, ovviamente ci sono stati su questo tema, lui mi ha mandato un messaggio e mi ha detto Michela, c'è il mio primo hater!
Accanto a lui hai costruito un cast corale importante.
Valentina Lodovini l'ho scelta praticamente subito, perché erano già un po' di film che volevo lavorare con lei, mentre Edoardo Pesce è stato un nome che è uscito durante una delle prime riunioni con la produzione. Conosco Edoardo da tantissimi anni, è un attore incredibile, erano anche una coppia inedita, poi Edoardo fa riderissimo, se vuole, ma soprattutto lui ha un lato borghese che si conosce poco e qui serviva. Gli danno sempre queste parti del cattivo, trucido, periferico, ma in realtà lui è un gran signore e ha questa origine anche borghese.
Gli altri sono venuti un po' intorno, il personaggio di Marta (Donatella Finocchiaro), in realtà, nella vita sono io, perché ho questo primo marito di tantissimi anni fa, che si è risposato e sono amica della moglie, sono legata ai figli, Marta è stata ispirata a me, la prima moglie un po' ingombrante ma comunque alla fine innocua.
Poi visto che Edoardo aveva accettato di fare Lucio, per fare il suo antagonista serviva un attore che avesse quelle sfumature come lui, un agrodolce però con profondità, con qualità, e quindi è venuto in mente Lino Musella, perché dà a questo personaggio un sapore come di un personaggio uscito da un classico degli anni Settanta, è veramente straordinario.
Poi ci sono dei super attori anche per i ruoli molto piccoli, sono contenta anche del debutto di Viola Graziosi, che è bellissima e bravissima, il casting è stato tanto pensato perché avevo cinque settimane per girarlo, e abbiamo “pistato”, abbiamo fatto molte prove. Ci sono poi anche Thony, Donatella Finocchiaro... che siano dentro questo progetto per me è stata una grande testimonianza di affetto e anche di sensibilità nei confronti del tema.
11/12/2025, 12:03
Carlo Griseri