Sinossi *:
Il documentario, costruito dalle interviste condotte nell’arco di dieci anni, si propone di fare luce sul contributo femminile alla storia della civiltà occidentale tramite la narrazione corale e polifonica di esperte e studiose che, in contrasto con il modello androcratico imposto dalla cultura ufficiale, hanno dedicato il loro lavoro alla riscrittura di una storia diversa.

Oggetto di una strategia di cancellazione di lunghissima durata e di una politica di archiviazione scellerata, il materiale documentale a firma femminile è stato nei secoli sistematicamente giudicato non meritevole di conservazione.

Il racconto, a cura di Flavia Caporuscio e Alessandro Scillitani, vuole partire dal grado zero della narrazione femminile con il lenzuolo di Clelia Marchi, la contadina mantovana che, alla morte del marito, decide di scrivere la storia della sua vita sul lenzuolo matrimoniale che non può più condividere con il consorte. Sul lenzuolo del corredo, oggi conservato presso l’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano, prende forma una primigenia forma di scrittura autobiografica che utilizza il tessuto del lenzuolo per dare corpo a un testo vero e proprio.

Ben prima dell’assunzione pubblica di parola, infatti, tessitura e ricamo hanno rappresentato per le donne occidentali una prima forma di scrittura e, dunque, di espressione, così come un veicolo per tramandare saperi antichi come l’arte del bisso marino. Da sempre considerate attività femminili per eccellenza nel mondo occidentale, filatura e tessitura hanno permesso al soggetto femminile di esercitare il potere della narrazione all’interno dello spazio privato e apparentemente isolato della casa, costruendo tramite il telaio un tessuto narrativo che solo più tardi ha preso la forma di un testo e tramandando così il patrimonio immateriale antichissimo di un sapere tutto al femminile.

Obiettivo primario del documentario è promuovere la consapevolezza di genere nelle giovani generazioni, portando sullo schermo l’altra metà della Storia sinora ignorata, quando non volutamente occultata. Per farlo abbiamo voluto utilizzare come fonte primaria proprio le voci delle donne, messe a tacere per secoli e che qui trovano uno spazio d’ascolto grazie alle voci di altre donne, loro discendenti, che si sono impegnate nel disseppellire “il passato muto delle loro madri” (Luisa Muraro).

NOTIZIE 'Il Filo Perduto. Quando le Donne Non Avevano Voce'



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