Sinossi *: Nathan K. è un migrante congolese con seri problemi abitativi e una smodata passione per il silenzio che precede la punchline e le risate che la seguono. Anche se non è facile essere il primo stand-up comedian nero d’Italia: non puoi sapere se il pubblico tifa per le tue battute o ti asseconda solo per il colore della pelle. Ma a Nathan frega poco. Ha capito presto che per sopravvivere bisogna fare dei compromessi, compreso abituarsi all’idea di sposare una donna più grande di lui e compiacente per ottenere l’agognata cittadinanza. Finché non incontra Diana e la vita di Nathan diventa subito molto, molto più complicata.
Note:
Serie vincitrice del Premio Solinas Experimenta Serie.
IL PROGETTO
"Nathan K." è una serie comedy che racconta l’Italia di oggi attraverso lo sguardo irriverente e disincantato di un giovane stand-up comedian congolese, sospeso tra sogni, burocrazia e piccoli (grandi) compromessi. Creata dal collettivo Grete Samsa - composto da Michael Campisano, Jonas Moruzzi, Rebecca Ricci, Val Wandja - la serie, vincitrice del Premio Solinas Experimenta Serie, si ispira liberamente alla vita di Nathan Kiboba, che interpreta se stesso con grande sincerità e con una buona dose di autoironia. Nathan prova a farsi strada nella Milano contemporanea tra precarietà abitativa, lavoretti di fortuna e permessi di soggiorno da rinnovare a tutti i costi. Ha una gran voglia di trovare il suo posto nel mondo. Magari anche l’amore. Ma innamorarsi non è mai facile, soprattutto se la ragazza dei sogni è già fidanzata... con il tuo peggior nemico. "Nathan K." non ha battute scritte, ma è piena di umorismo autentico: quello che nasce dalle situazioni, dagli sguardi, dagli imprevisti. La serie gioca con il realismo per restituire un punto di vista inedito sull’identità, l’inclusione e la quotidianità di chi vive in bilico tra sogni e necessità. Il cast, composto da attori emergenti e veri stand-up comedian della scena contemporanea, contribuisce a rendere ogni personaggio credibile e spontaneo. Grazie a uno stile sobrio e osservativo, la regia di Alessio Lauria valorizza l’autenticità del racconto, senza alcuna paura di mettere in discussione gli stereotipi culturali, creando una serie irriverente e toccante che esplora il comico come spazio di verità, fragilità e resistenza.