ANDREA FOSCHI - 10 anni fa ci ha lasciati il giovane
regista e direttore della fotografia veneziano
10 anni fa, il 9 dicembre 2014, per un malore improvviso, è mancato Andrea Foschi, giovane regista, direttore della fotografia, fotografo e docente di cinema.
Nato a Venezia nel 1978, laureato in Teoria della letteratura a Valencia, poi in Filologia Moderna a Padova, nel 2006 ha conseguito il Diploma biennale in regia del documentario presso la A.C.T. Multimedia di Roma. Dopo aver studiato fotografia in Spagna e in Serbia, dove ha vissuto per alcuni anni, dal 2009 è tornato definitivamente in Italia. È stato presidente dell'Associazione Culturale Nova Škola di Roma e socio consigliere dell'Associazione MACMA di Montevarchi (AR) con le quali ha svolto gran parte delle sue attività lavorative legate alla formazione e alla promozione del cinema documentario, nonché alla produzione di creazioni documentarie personali e di terzi.
Andrea Foschi è stato autore di numerose opere di cinema documentario, come "Roma Residence" (2007, in co-regia con Marco Stefano Innocenti, Marco Neri, Pietro Pasquetti - premio Avanti! 25. Torino Film Festival), "I Racconti della Drina" (2010, in co-regia con Marco Neri - 28. Torino Film Festival), e ha curato la fotografia di opere come "Noi Non Siamo come James Bond" di Mario Balsamo (2012, Premio della Giuria, 30. Torino Film Festival).
La sua idea di cinema, e del documentario in particolare, intimamente umana e preziosa anche per il nostro presente, resta nelle opere filmiche e fotografiche sue e alle quali ha collaborato, nella memoria di chi lo ha incontrato come professionista e docente, nelle interviste, come quella realizzata da Romina Marani per la rivista “Sguardi” della Nikon School (
https://www.nikonschool.it/sguardi/77/andrea-foschi.php), della quale ricordiamo qui alcuni passaggi:
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Credo profondamente nel legame che vi è tra i luoghi, le persone e la luce che li circonda. Un po' mi pare lo stesso per la luce artificiale. Credo che la luce artificiale determini molto del sentire di chi la vive: i lampioni, di notte, che disegnano punti oscuri e illuminano, rendendoli nostalgici, angoli di cui non ci accorgeremmo; una lampada in un angolo della casa, una palla di vetro striato che viene dalla nostra infanzia. Soprattutto nel documentario, anche questo è parte della nostra narrazione. Quindi cerco sempre di rispettare il clima luminoso dei luoghi, soprattutto di quelli più intimi, come le case, portando se necessario piccoli interventi, ma non di più".
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Nella realtà c'è una perfezione, una bellezza e una perfezione assolute. Basta saperle cercare, che è come dire: saperle ascoltare. Questo vale per la luce, i suoni, le persone. È per questo che mi piace credere che quando andiamo a lavorare, scendiamo sul campo, siano solo piccoli interventi quelli che dobbiamo cercare, piccoli accorgimenti. E che il resto serva a poco. Se c'è qualcosa che vorrei poter insegnare, forse l'unica cosa che conta, è l'amore per la vita. E saperla immaginare, saperla sognare, con la mente, con il pensiero prima, mi sembrano il modo migliore per poi saperne raccogliere i messaggi, e rappresentarli. I mezzi tecnici sono qualcosa da conoscere, alla perfezione. Impararli così bene, per poi dimenticarsi che li stiamo usando, per non permettere loro di prendere il predominio su di noi, cosa che accade sempre più spesso davanti alle nostre insicurezze. Spesso li usiamo per coprirle, diamo al mezzo la parola, per paura di pronunciarne di nostre".
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Non mi riconosco in un ruolo, forse mi riconosco solo nel nome, nel cognome che porto. Ma so cosa cerco: la meraviglia. Mi piace ancora meravigliarmi, trovare nelle persone, nei luoghi un qualcosa che risvegli il senso del mio vivere, del nostro esistere. E vorrei usare i mezzi (la fotografia, il cinema) per trasmettere questo a più persone possibile. Un ruolo: mediatore. Questo vorrei essere, e il più possibile: osservatore silenzioso".
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09/12/2024, 09:13