Note di regia di "Interno 8"
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Interno 8" è il frutto di due lunghi anni di lavorazione, che hanno preso inizio da una fase di scrittura a quattro mani per poi passare alla realizzazione effettiva grazie al lavoro capace di una troupe molto affiatata.
È una storia molto particolare che pone l’accento sull’uomo e, personalmente segna il mio ritorno alla narrazione drammatica che più si avvicina al mio modo di raccontare le storie.
Interno 8 ha il respiro di un lungometraggio ma ha il ritmo di uno shortmovie.
La storia che si va a raccontare prende avvio da un assunto paradossale (ma non troppo) in cui una catastrofe nucleare di immani dimensioni da anni costringe un uomo, una donna ed un bambino a barricarsi in casa per non soccombere.
La catastrofe è rappresentata dall’ esterno, la vita è tutto quello che è chiuso nelle quattro mura domestiche.
Questo assunto catastrofista mi ha dato la possibilità di creare una cornice, un recinto dai confini invalicabili all’ interno del quale ne ho inserito un altro, ovvero quello domestico rappresentato dall’ interno numero 8.
La scelta stilistica del bianco e nero in fotografia, curata da S. Metastasio, è stato una delle necessità primarie per sottolineare la drammaticità del racconto in cui i personaggi entrano ed escono continuamente dalle ombre. Cercano la sicurezza del nero, dell’ombra, per rifuggire alla minaccia splendente del bianco.
Ho ritenuto sin dal principio di dover raccontare le vite dei miei due personaggi e l’ho fatto raccontando la catastrofe reale, quella che si viene a creare giorno dopo giorno, azione dopo azione, rituale dopo rituale in quell’appartamento dove quotidianamente si consuma la finzione, dove viene messa in scena una vita fatta di normalità e di ostinazione; una vita che vita non è perché è pura finzione.
Victor, il personaggio maschile interpretato da F. Balasso è la parte lucida e follemente razionale della coppia, lui è l’artefice di tutto, è Victor che ha creato una vita alternativa è lui che per estremo atto d’amore nei confronti della moglie lavora alacremente affinché la fine abbia un sapore meno amaro ed un volto meno spaventoso.
Darline, interpretata da G. Morgani è una donna fragile e di conseguenza molto legata a suo marito; in lui ha riposto quello che rimane della sua vita e soltanto in lui trova tranquillità. Vive costantemente un dissidio interiore causato da una forte tragedia personale che la porta ad essere facile preda di nuove paure.
Tutto ha un prezzo, anche la menzogna ha il suo e quando il muro di bugie che li circonda comincia a sfaldarsi, i due devono fare i conti con la realtà e tornare alla vita reale, qualunque essa sia.
Mi sono chiesto Come si potesse sopravvivere ad una fine annunciata?
L’unica risposta che mi sono dato è stata: Lo si può fare soltanto fingendosi vivi, o per meglio dire, lo si può fare solo fingendo!
Sarà come spiare dal buco della serratura un uomo ed una donna nell'intimità della loro quotidianità
Sarà come essere ostaggi ma amanti del proprio carceriere
Sarà un racconto drammatico illuminato da ombre
Sarà amore e sarà ostinazione
Sarà empatia
Sarà pura essenza voyeuristica
Dino Santoro