ALESSANDRA SALVOLDI - "Il mio cinema collettivo"
Al festival ShorTS di Trieste nei giorni scorsi ha fatto il suo esordio "
Io", il più recente cortometraggio scritto e diretto da
Alessandra Salvoldi, ultimo tassello di una trilogia tematica e - come sempre - progetto realizzato all'interno del gruppo produttivo di Corrente Materiale.
Come è andata l'esperienza triestina?
La sezione dei corti "cortissimi" come il nostro ha aperto il festival, che trovo sempre meraviglioso, molto accogliente, veicolo di un modo di fare cinema che mi piace.
Tra noi autori ci siamo scambiati commenti, ho letto qualche recensione... direi che è andata ben oltre le nostre aspettative!
Parlo sempre al plurale, considero i corti frutto del lavoro di
Corrente Materiale: io magari sono quella che dà la spinta creativa iniziale, ma è sempre un lavoro di squadra, con Gioele Cortese - autore delle musiche - ad esempio collaboriamo già in fase di scrittura, siamo già al lavoro su nuovo progetto...
Trovo arricchente lo sguardo degli altri, specie per le cose che scrivo e dirigo da sola: rischierei di dare scontate cose che sono solo nella mia testa!
Con "Io" concludi la trilogia composta da "Immacolata concezione" e "Irene".
L'idea della trilogia è nata all'inizio, sapevamo fin da subito che non ci sarebbe bastato un solo corto per parlare del femminile nelle sue varie interpretazioni, per diverse ragioni: perché volevamo concentrarci ogni volta su una singola tematica, e anche per una questione di tempo.
Siamo una realtà indipendente e anche per questo motivo lavoriamo spesso sul "cortissimo", su lavori di meno di cinque minuti: così riusciamo a raggiungere l'obiettivo e utilizziamo al meglio la nostra forza produttiva.
Approfondiamo questo aspetto: non è facile lavorare su lavori così brevi.
Mi piace molto, così il lavoro deve per forza lasciare una parte di domande e di risposte allo spettatore, bisogna fidarsi. Cerco sempre di tenerlo a mente: lo spettatore capisce, si fa domande, sperimenta, interpreta...
Non dire tutto è quindi fondamentale, in così pochi minuti non puoi sbrodolare e sei obbligata a fidarti di chi guarda, è bellissimo.
Torno sullo stesso centro: il cinema è di gruppo, ciascuno contribuisce, la rielaborazione è costante. Ricordo, dopo una piccola proiezione di "Irene", qualcuno che lo commentava e mi svelava cose che io stessa non avevo capito, non avevo elaborato appieno... che bello!
Puoi dire qualcosa sul nuovo lavoro?
Le tematiche che mi piace esplorare da tempo ci saranno anche in questo, ma è un corto fuori dalla trilogia, con protagoniste sempre donne (sono convinta che si racconta quello che ci è vicino, quello che viviamo, ci saranno riflessioni a me molto care).
Ma questo non sarà un cortissimo e quindi alla produzione non c'è solo Corrente, ci appoggiamo a un'altra casa di produzione.
Negli ultimi tempi il tuo lavoro sulla scrittura si è ampliato: il libro "Confessioni di un’assassina dilettante" (Newton Compton, 2025), la rubrica "Che sintomi hai?" per Wired Italia... tutte facce dello stesso lavoro creativo?
Sì, amo scrivere. Che sono regista lo dico sempre molto piano, diciamo che sono "in training", mi sento più una sceneggiatrice che ogni tanto dirige ciò che scrive, questo sì.
Mi muove la passione per lo scrivere, il raccontare tematiche che ho a cuore: ogni contenuto nasce con una sua forma, alcuni sono corti, gli articoli sono quasi da diario e forse non poteva essere altrimenti... cambiare formati e target cambia tantissimo anche il modo in cui lavoro, però mentre scrivo ci metto lo stesso impegno e lo stesso approccio.
Uno non può e non sa fare tutto, vero, però è bello vedere come nasce un'idea e capire di volta in volta gli spazi e i confini che ha: mi lascio guidare dalla storia.
24/07/2025, 09:46
Carlo Griseri