VENEZIA 82 - AFTER THE HUNT di Luca Guadagnino
Un ticchettio, insistito, apre
"After the hunt" di Luca Guadagnino, non il suo primo film hollywoodiano ma di certo - finora - il suo progetto più ambizioso per la "conquista dell'America", con cast di prima grandezza (
Julia Roberts, su tutti e tutte) e la volontà evidente di ottenere riscontri di pubblico e possibilità concrete in chiave Oscar.
Il ticchettio anticipa l'esplosione di una bomba, ed è ciò che avviene nell'elitario mondo della facoltà di filosofia di Yale in cui quasi tutto si ambienta: non una bomba vera, ma metaforica, nel momento in cui la studentessa preferita dell'insegnante-Roberts (che aspira a una cattedra ufficiale che le varrà come medaglia al valore dopo una vita di successi precari, per quanto importanti) accusa, dapprima sottovoce e abbozzando ma poi in modo sempre più convinto, un suo collega-amico-ex(?) innamorato di molestie. Non meglio precisate, ma di certo lui "non si è fermato".
Che fare? A chi credere? La "grande paura" della Hollywood (non solo ovviamente, ma in questo contesto soprattutto) post
#metoo è in piazza: da un lato chi si schiera a prescindere con chi accusa, dall'altra chi crede sempre all'uomo, dall'altra ancora (ma quanti schieramenti sono leciti in questi casi?) chi non si schiera, tentenna, osserva.
Ma non si può, stavolta, la ragazza è figlia di una famiglia generosa con l'università, ha la pelle nera e un/una partner che si identifica con il pronome "loro": in questo periodo storico e in quell'ambiente, il bersaglio più delicato da sfiorare. Lui è uomo, bianco, adulto, etero... il "partito preso" è inevitabile, ma la docente-Roberts deve anche destreggiarsi con il suo passato mai chiarito, con un marito che la giudica da fuori, con dolori lancinanti e inspiegabili... E il ticchettio non si arresta, torna a farsi sentire, imperdonabile.
Guadagnino gioca molto, in "After the hunt". Lo fa con i titoli di testa (scritti con il font tipico dei film di Woody Allen, il Windsor Light Condensed, e citando come lui gli interpreti in ordine alfabetico), lo fa con primi piani spesso "in camera" dei suoi personaggi (quasi dei confessionali con il pubblico, come a convincerlo: credi a me!), lo fa con le soluzioni musicali puntuali e ritmate del solito duo
Trent Reznor e Atticus Ross (più che mai congeniali).
Si diverte con il "mezzo" cinema, con la retorica fine a se stessa, sbugiardando un po' i benpensanti e confondendo le acque (basta con questa ossessione per la verità...). Senza paura di essere didascalico in alcuni momenti (le musiche non originali sono spesso "sottolineate", mostrandoci in primo piano gli schermi dei device - c'è anche un brano di
Piero Ciampi! - o facendo direttamente commentare le canzoni ai personaggi), convinto del suo percorso e delle sue scelte.
"
After the hunt" intriga, coinvolge, (non) stupisce ma rapisce nel suo labirinto di possibilità: l'obiettivo sembra raggiunto, da ottobre il giudizio del pubblico.
29/08/2025, 18:45
Carlo Griseri