Note di regia di "Leila"
Era tempo di vacanza. Improvvisamente ci siamo trovati soli. La mamma se n’è andata in una mattinata di agosto. Aveva gli occhi lucidi. Io ero in mutande con tutte le mie colpe. La bimba mi teneva la mano e mi chiedeva dove stesse andando la mamma. Da quel giorno ho iniziato a procedere per tentativi non sapendo come comportarmi.
Sono andato avanti così qualche giorno fino a quando ci siamo messi a disegnare per scappare da una realtà troppo dolorosa. Di fronte alla vastità di quella domanda, dov’è la mamma, ho sempre rimandato. L’unica cosa di cui sono stato capace, è stato costrui re un gioco per lei. È stato il mio unico modo per rimanere a galla e egoisticamente un tentativo per tenere Clementina stretta a me.
Leila è la risposta sincera a un dolore. Una separazione è un tornado che travolge tutto. Tutti perdono razionalità e credono di avere ragione, non ci sono buoni o cattivi, tutti sbagliano, tutti perdono. Qualcuno resta perché è nella sua natura. Qualcuno se ne va perché è nella sua natura. Non si tratta di responsabilità, è solo una reazione a una ferita. Io sono rimasto senza sapere cosa fare, né come comportarmi. E ho tentato, talvolta trovando una buona soluzione, altre volte procurando solo ferite.
Clementina ha sofferto in silenzio con occhi grandi pieni di lacrime. Per lei sono stato un orco e un cavaliere. Il male e il bene. La paura e il conforto. Una fiaba che ha sfiancato tutti noi. Una storia da cui siamo usciti a pezzi ma che forse può diventare un tentativo di ricomporre i frammenti di un giocattolo rotto. Sarà deforme, sporco, ma proverà comunque a stare in piedi: il risultato di un amore imperfetto, nato da tre esseri goffi, spaventati, in balia dei propri errori, eppure spinti, o forse destinati, ad aggrapparsi l’uno all’altro.
Alessandro Abba Legnazzi