ALICE NELLA CITTA' 23 - "Tapis Roulant":
un monologo interiore di un uomo
Corto laboratoriale CSC con la regia di
Francesco Taverna, "
Tapis Roulant" è la messa in immagini di un monologo interiore, nichilista, di un uomo che mette in discussione tutto, si segna i nomi di ogni persona che gli fa torti o favori, e ha un rapporto conflittuale persino con se stesso e i propri rimorsi. La forma mescola narrazione, poesia visiva in pellicola e burattini.
Scritto dal regista con "
Carlo Sorrentino", il cortometraggio "
Tapis Roulant" parte proprio dall’oggetto titolare - il nostro protagonista passa svariato tempo, quando può, a correre sul posto, perso tra i suoi pensieri. È un uomo di mezza età con una relazione con una giovane donna di 30 anni più giovane, ricordi d’infanzia amari, e due taccuini in cui segna i nomi di personaggi storici, parenti, conoscenti, ex-mogli, persino forse il proprio nome: ma un taccuino è per chi gli ha fatto bene, e un taccuino è per chi gli ha fatto male. Amore e odio sono separati e messi insieme come le scritte sulle nocche (LOVE e HATE) di Robert Mitchum ne La morte corre sul fiume, e lo stesso approccio (di osmosi e differita) sembra essere applicato al reale e al finto, al messo in scena e all’improvvisato, alla vita che va avanti e a quella che rimane immobile (ovvero: l’atto della corsa sul tapis roulant, rappresentato non dall’attore ma da una marionetta che piange).
La voce narrante egomaniacale che dà ritmo alla sceneggiatura di Sorrentino e Taverna è piagata da un testo che, concordato con una voce narrante enfatica, rischia di essere asfissiante invece che introspettivo, cieco invece che sorprendente, pieno di vuoto invece che vuoto ma pieno. Taverna tuttavia prova a non fossilizzarsi su una regia cerebrale, preferendo un’immagine ariosa e libera che sembra ambire agli echi di Malick, e dunque trasforma la vacua preghiera interiore dello script in un piccolo sogno, montato senza precisioni cronologiche e puramente d’istinto, per un risultato finale che risulti per metà improvvisato e per metà no, a suo modo naturalistico per i paesaggi dell’anime. Impossibile comunque non apprezzarne l’ambizione esistenzialista.
23/10/2025, 16:46
Nicola Settis