AFROBRIX FILM FESTIVAL 6 - A Brescia dal 14 al 16 novembre
Dal 14 al 16 novembre 2025 torna a Brescia l’
Afrobrix Film Festival, giunto alla sua sesta edizione. Nato come primo festival italiano dedicato all’afrodiscendenza e alle culture afroeuropee, Afrobrix si conferma un laboratorio culturale unico nel suo genere, in cui cinema, arte, musica e pensiero si intrecciano per raccontare la complessità e la vitalità delle comunità afrodiscendenti contemporanee.
Il festival è da sempre un luogo d’incontro e di confronto tra le comunità africane del territorio, le seconde e terze generazioni, la cittadinanza bresciana e il mondo culturale e politico. L’obiettivo è costruire insieme un’Italia più consapevole, capace di riconoscere le proprie pluralità e di valorizzare la diversità come forza creativa e trasformativa.
Nel suo messaggio inaugurale, Fabrizio Colombo, direttore artistico del festival, sottolinea il significato di questa nuova edizione: “Benvenuti alla sesta edizione di Afrobrix. Continuiamo a essere un punto di riferimento dove si incontrano le comunità africane presenti sul territorio e le realtà afrodiscendenti delle seconde e terze generazioni. Con la cultura e l’arte, Afrobrix rinnova la sua battaglia contro narrazioni escludenti, xenofobe e razziste, restituendo dignità e visibilità a identità troppo spesso ignorate. Le storie che portiamo sullo schermo e negli eventi sono molteplici e necessarie: sguardi diversi che ci aiutano a non ricadere in identità chiuse, nostalgiche di un passato oscuro. Che Afrobrix continui la sua lotta. E che la celebrazione della bellezza — attraverso cinema, musica, arte e riflessione — resti un’occasione per prepararci a un futuro capace di opporsi alle visioni identitarie che ancora provano a venderci illusioni.”
Nel catalogo che accompagna il festival Aziz Sawadogo, organizzatore di Afrobrix e dei suoi talk, riflette: “Mi chiedo spesso che senso abbia, oggi, celebrare l’afrodiscendenza. È una domanda che non nasce da scetticismo, ma dalla stanchezza di chi osserva una celebrazione costretta a difendersi dall’essere neutralizzata. Il rischio è che ciò che nasce per disturbare diventi decorazione, che la memoria dell’oppressione venga tradotta in evento culturale, che la ferita si trasformi in format. Ma la risposta non è rinunciare alla celebrazione: è restituirle la sua natura conflittuale. Forse il senso di Afrobrix è proprio questo — non offrire una vetrina rassicurante di diversità, ma rendere visibile l’attrito, lo spazio di frizione, la tensione irrisolta tra ciò che il potere racconta e ciò che la realtà testimonia.”
Afrobrix non si limita a esibire la diversità: la interroga, la attraversa, la espone come forza che scuote e rinnova il linguaggio culturale contemporaneo.
IL PROGRAMMA CINEMATOGRAFICO: STORIE DI IDENTITÀ, MEMORIA E RINASCITA
La sezione dedicata ai lungometraggi accompagna il pubblico in un viaggio tra geografie, generazioni e visioni. Ad aprire il festival, venerdì 14 novembre sarà
Nyumba (Italia) di Francesco Del Grosso, un racconto intenso e umano sulle storie migranti, lontano dai cliché dell’accoglienza e dell’immigrazione, capace di restituire un’esperienza di scambio e reciprocità.
La giornata di sabato 15 novembre vedrà protagonista Katanga – La danse des scorpions (Burkina Faso), diretto da Dani Kouyaté, vincitore dell’Étalon d’Or al FESPACO di Ouagadougou. Il film rilegge il Macbeth di Shakespeare in chiave africana, fondendo potere, destino e spiritualità in un affresco visionario.
Domenica 16 novembre sarà la volta di altri due grandi film. Si apre con Memory of Princess Mumbi (Svizzera/Kenya) del regista Damien Hauser, che immagina un’Africa del futuro attraverso una narrazione metacinematografica e un mockumentary che utilizza l’intelligenza artificiale come parte integrante del racconto stesso. Presentato alle Giornate degli Autori di Venezia, Memory of Princess Mumbi esplora l’idea che la vita non sia definita unicamente dal conflitto: la bellezza e la serenità possono esistere anche nei momenti di turbolenza. In definitiva — come ricorda lo stesso Hauser — è la nostra prospettiva a determinare il modo in cui viviamo e ricordiamo il mondo.
A chiudere il festival, My Father’s Shadow (Nigeria) di Akinola Davies Jr., primo film nigeriano presentato a Cannes che ci offre uno spaccato intenso e doloroso della Nigeria, dove la durezza del regime militare fa da sfondo a una profonda riflessione sulla paternità. Il film si sviluppa come un viaggio interiore alla ricerca di affetto, speranza e accettazione del dolore, restituendo con grande sensibilità il legame fragile e universale tra padri e figli.
IL CONCORSO CORTOMETRAGGI: IL CUORE DI AFROBRIX
Il cuore pulsante di Afrobrix Film Festival resta il concorso dei cortometraggi afro-europei, spazio privilegiato di incontro tra linguaggi, culture e prospettive.
Sono undici i film selezionati quest’anno: quattro provenienti dalla Francia, due dal Regno Unito e i restanti da Belgio, Cipro, Spagna, Portogallo e Italia. Una selezione che testimonia la vitalità di un cinema capace di attraversare generazioni, identità e confini, offrendo una narrazione plurale e autentica dell’esperienza afrodiscendente contemporanea.
Tanti e diversi i temi affrontati: dalla memoria familiare alle relazioni intergenerazionali, dal senso di appartenenza alla nostalgia della diaspora, fino alla ricerca di un equilibrio tra le radici africane e la vita quotidiana nelle società europee.
Molti corti esplorano il rapporto tra le nuove generazioni e i genitori o i nonni di origine africana, restituendo il sentimento di distanza e di desiderio di ritorno che attraversa la diaspora da ormai diversi decenni. È un cinema che racconta la complessità del vivere “tra due mondi” con uno sguardo poetico e a tratti disarmante per onestà.
Dalla Francia arrivano Café? (2025) di Bamar Kane, una riflessione tenera e ironica sull’amicizia e il tempo che passa, e Kavalyé o Dam (2024) di Sacha Teboul, che riporta alla vita i ricordi di una donna caraibica affetta da Alzheimer in un viaggio tra memoria e musica.
Il Regno Unito è rappresentato da Complicated Grief (2025) di Julius Amedume, che indaga le dinamiche di coppia attraverso un linguaggio visivo sospeso e inquieto, e da Journey Mercies (2024) di Tomisin Adepeju, che racconta con eleganza l’ultimo giorno di lavoro di un uomo pronto a fare ritorno alle proprie origini.
Dal Portogallo arriva Angular Phoenix (2025) di Welket Bungué, un film-performance che intreccia danza, poesia e storia coloniale in un incontro simbolico tra passato e presente, mentre da Cipro giunge Parallel Poles (2024) di Ibrahim Dalkilic, ritratto di un giovane africano bloccato in un’isola straniera, in bilico tra solitudine e rinascita.
Completano la selezione Retrouvailles (Belgio, 2025) di Killian Longwani, The Other Side of Love (Spagna, 2025) di Geronimo Bang Nguidang, One Visible (Francia, 2025) di Aadi Belgaid e Syncopation (Francia, 2025) di Yasmine Benaceur, opere che esplorano le tensioni affettive, le identità marginali e la ricerca di libertà attraverso linguaggi personali e potenti.
Tra le opere in concorso, Adia (Italia, 2024) di Alberto De Simone è l’unico titolo italiano: un racconto intimo e delicato che esplora la relazione tra un padre e una figlia senegalesi alla ricerca di una madre assente. La piccola protagonista diventa simbolo di una generazione afroitaliana sospesa tra infanzia e consapevolezza, tra sogno e perdita. Un’assenza, quella di registi afrodiscendenti italiani, che interroga profondamente: Afrobrix si propone proprio di stimolare nuove narrazioni, spingendo giovani autori e autrici a uscire dai confini delle storie legate esclusivamente a immigrazione e razzismo, per esplorare dimensioni più ampie della vita, dell’amore, della memoria e della trasformazione.
In Europa le produzioni afrodiscendenti mostrano una crescente consapevolezza estetica e narrativa, ma in Italia questo percorso è ancora in costruzione. Afrobrix vuole essere il terreno fertile per questa crescita: una piattaforma di visibilità e confronto, un luogo in cui i giovani registi possano sperimentare nuove forme di racconto e dare voce alla pluralità delle esperienze afroitaliane.
Il concorso si concluderà domenica 16 novembre alle ore 20:30 con la cerimonia di premiazione e la proclamazione dei vincitori da parte delle giurie.
Tutte le proiezioni si terranno al Cinema Nuovo Eden, alla presenza di registi e protagonisti, in un dialogo diretto con il pubblico.
TALK, PERFORMANCE E ARTE
Il festival sarà arricchito da incontri, talk e momenti performativi.
Venerdì 14 novembre, il primo talk “Remigrazione e riconquista: la retorica di un ritorno impossibile” ospiterà Francesco Del Grosso, Franco Valenti, Raisa Labaran, Simao Amista, con la conduzione di Francesca Sanneh.
Domenica 16 novembre, l’incontro “La sacralità della cura: Resistenza e comunità nella diaspora femminile afrodiscendente” vedrà protagoniste Ndack Mbaye, Fatima El Mouh, e Naomi di Meo, impegnate in una riflessione sulle pratiche di cura e resistenza femminile.
Sempre domenica è prevista la performance teatrale Muta Mete, presso la Sala dell’Oratorio San Faustino, realizzata da Somebody Teatro e Afrobrix, dedicata al tema dell’identità in trasformazione.
In contemporanea con il festival, sarà possibile visitare gli ultimi giorni della mostra “Jeans. Blu quasi trasparente”, a cura di Silvia Casagrande e realizzata in collaborazione con il Comune di Brescia.
Protagonista dell’esposizione è l’artista camerunense Afran, che nelle sue opere interpreta lo spirito afrodiscendente attraverso suggestioni e visioni afrofuturiste.
La mostra è ospitata negli spazi del MO.CA – Centro per le Nuove Culture di Brescia, in perfetta sintonia con lo spirito di Afrobrix e con il suo invito a esplorare le identità contemporanee attraverso linguaggi artistici diversi.
08/11/2025, 08:40