Sinossi *:
Ai confini della terra esiste un’isola antica e selvaggia, un posto primordiale in cui il tempo sembra essersi fermato. Alicudi, ultima delle isole Eolie in mare aperto, vive lontana dalla confusione e dai ritmi inarrestabili del mondo.
Qui non c’è illuminazione pubblica e non ci sono neanche strade asfaltate, né automobili né motorini. L’unico mezzo di trasporto sono i muli, capaci di affrontare i sentieri impervi e le scalinate a picco sul mare. Non esiste inquinamento atmosferico così come è assente anche quello di tipo acustico e visivo; neanche del turismo di massa c’è traccia in questo luogo abitato da chi vive in simbiosi con una natura rimasta immutata.
In un territorio aspro e morfologicamente resistente alla trasformazione, l’isola e i suoi abitanti sono sfuggiti a un cambiamento irreversibile.
Cosa ha permesso ad Alicudi di rimanere inalterata, salvaguardando il suo ambiente naturale e umano e consentendo ai suoi abitanti di condurre una vita semplice e distante dal frenetico vivere dei nostri tempi?
La regista, seguendo e riprendendo una compositrice musicale, ha intrapreso un viaggio verso Alicudi per scoprire un luogo “ai confini della terra”.
In Finis Terrae si è cercato di dar voce ai racconti e alle leggende che echeggiano ancora misteriose nell’isola, alle tradizioni e alle abitudini quotidiane, alle storie di chi non è mai andato via, di chi è partito e non è più tornato e di chi se n’è andato, ma come sotto un ipnotico richiamo ha scelto di tornare.

NOTIZIE 'Finis Terrae'



Note:
METODOLOGIA DEL LAVORO
Il documentario parte da una fascinazione per un’isola dove esiste uno stile di vita diverso che contrasta con l’avanzamento di uno sviluppo generalizzato. Questo è quello che ha portato la regista e la compositrice musicale a intraprendere una ricerca e a raccogliere immagini e suoni sul posto. Marzia Rumi, regista del film, ha stabilito un legame con alcuni abitanti e negli anni è tornata ad Alicudi, seguendol nelle loro vite e riprendendoli silenziosamente. Ci si è avvicinati ai personaggi utilizzando la camera prevalentemente come testimone invisibile per riportare le loro storie in modo naturale, limitando il formato di intervista classica in modo che si generasse una narrazione più fluida. Si è utilizzata principalmente la luce naturale e i suoi colori, cercando di usare la minore quantità di luce artificiale possibile. Nel descrivere la bellezza idilliaca dell’isola sono state invece predilette immagini più statiche nella loro inquadratura. Sofia Albanese, compositrice musicale, ha realizzato un progetto musicale, un album cinematografico in cui le musiche del documentario sono una rielaborazione dei suoni e rumori raccolti sull’isola. La regista e la musicista avevano già lavorato insieme a un precedente documentario su Cuba. In questo caso, però, il progetto sonoro assume un’importanza diversa: oltre ad accompagnare lo spettatore nel viaggio sull’isola, i brani del film, corrispondenti ai capitoli in cui è suddiviso il film, prendono forma a partire dai suoni raccolti durante i viaggi ad Alicudi per evolversi ed esplodere in vere e proprie musiche strumentali. Le musiche non sono più solo un semplice accompagnamento, ma una parte a sé stante che, al pari delle immagini girate, prendono forma propria.

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