VENEZIA 82 - ELISA di Leonardo Di Costanzo
Elisa, 35 anni, sta scostando una pena di 20 anni di carcere per aver ucciso la sorella maggiore e averne bruciato il cadavere senza motivi apparenti. Non ricorda, non ha mai voluto parlare di quanto accaduto, fino a quando dopo 10 anni dal delitto decide di incontrare il criminologo Alaoui (Roschdy Zem) e partecipare alle sue ricerche, rispondere alle sue domande. Un lento, inesorabile e doloroso squarcio si aprirà tra lei e il passato, e la donna sarà costretta ad affrontare i propri demoni, sperando un giorno di perdonare sé stessa.
Leonardo Di Costanzo dopo “
Ariaferma” torna a affrontare in “
Elisa” la pena e il carcere, ma da un punto di vista nettamente diverso: se il film del 2021 era un racconto collettivo, questo nuovo lavoro indaga la complessità dell’animo umano, le “ragioni” della colpa, ispirandosi alla vicenda di Stefania Albertani, condannata per l’omicidio della sorella e per aver tentato di uccidere anche i suoi genitori, e basato in particolare sul libro di Adolfo Ceretti e Lorenzo Natali “
Io volevo ucciderla”, il dialogo tra i due studiosi e la donna. Una storia nella quale entrarono per la prima volta le neuroscienze in un processo: all’epoca, infatti, la Albertani era affetta da disturbo dissociativo di personalità, e quindi giudicata parzialmente non in grado di intendere e volere.
Nel film, alternando al presente di Elisa i flashback che mostrano la sua vita passata poco prima e dopo il delitto, si indaga il percorso di cambiamento della protagonista e il bisogno di fare i conti con sé stessa affidandosi alle “sedute di ascolto” di Aloui. Di Costanzo interroga, ma non può dare risposte, nessuno può farlo, ma porta a una riflessione profonda sulla colpa, sul perdono, sul senso di un gesto che non trova spiegazioni esaustive per gli altri e per Elisa stessa, e soprattutto sulla necessità di comprendere il Male, cercando nella personalità del colpevole la sua umanità, forse per disinnescare la forza deflagrante che assume un delitto di tale portata.
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Ho paura di me stessa”, confessa Elisa al criminologo, e così il suo dramma, rivelato dall’ottima interpretazione di
Barbara Ronchi, diventa un modo per guardare in faccia a una vicenda drammatica che ci sembra lontana da noi, ma che mostra come non esistano “mostri”, che il buio possa albergare in ognuno di noi.
04/09/2025, 20:47
Caterina Sabato