ARCHIVIO APERTO 18 - A Bologna dal 26 al 30 settembre
Time of liberations: è questo il titolo scelto per la
XVIII edizione di Archivio Aperto, il festival di Fondazione Home Movies - Archivio Nazionale del Film di Famiglia di Bologna in programma a Bologna dal 26 al 30 settembre, con la direzione artistica di Giulia Simi e Sergio Fant. Un’edizione che riflette sulla liberazione come frutto di un passato lanciato nel futuro, protesa ad abbattere gabbie patriarcali e coloniali, sopraffazioni e ingiustizie economiche e sociali: ma anche liberazione dai meccanismi spesso soffocanti dell’industria cinematografica, con la celebrazione di un cinema - quello privato, d’archivio, sperimentale – più povero ma più libero “come ci hanno insegnato Maya Deren, Jonas Mekas, o Roberto Rossellini, che 80 anni fa realizzava il film emblema di tutte le liberazioni, Roma città aperta, tra le strade di una città in macerie e utilizzando pellicole scadute” dice Simi.
Cuore del programma è l’
omaggio alla figura di Marinella Pirelli (1925-2009), in occasione del centenario dalla nascita. Artista visiva e filmmaker sperimentale, tra le principali innovatrici dell’arte italiana tra anni Sessanta e Settanta, tessitrice di una soggettività libera e autodeterminata, Marinella Pirelli contribuisce, senza mai abbracciare una pratica militante, agli esordi del pensiero femminista, intrecciando anche un’amicizia con Carla Lonzi. Sviluppa inoltre, già dai primi anni del Dopoguerra, un raffinato interesse per la botanica, con una particolare sensibilità per l’ambiente. Archivio Aperto propone – in collaborazione con l’Archivio Marinella Pirelli – una project room (Sala Berti - Refettorio delle Monache dell’Ex Convento di San Mattia, via Sant’Isaia 20) che indaga la sua ricerca visuale a partire dal profondo rapporto con il mondo vegetale: Marinella Pirelli. Fino ai margini del bosco: Disegni, fotografie, film ospiterà diapositive inedite, illustrazioni botaniche da lei realizzate nella seconda metà degli anni Quaranta e un’installazione 16mm in loop di uno dei suoi film. Una piccola stanza di epifanie vegetali in cui la luce dei proiettori analogici – fotografici e filmici – immerge in questo cammino tra le piante che Marinella Pirelli ha compiuto in tutta la sua vita e che qui si rivolge all’arco temporale che va dal primo Dopoguerra – del biennio 1948-1949 sono le illustrazioni botaniche degli erbari – arrivando fino al passaggio tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta. Anche l’opening ufficiale di Archivio Aperto venerdì 26 settembre è dedicato alla figura di Pirelli con la live performance Il mio possibile vero, ospitata dalla magnifica ex Chiesa di San Mattia (ore 18.30) che vedrà protagonista l’attrice Isabella Ragonese in un reading dei testi dell’artista, mentre scorreranno immagini sonorizzate live da Laura Agnusdei.
La stessa serata di venerdì 26 ospiterà anche la regista Anna Negri, che al Cinema Modernissimo (h. 21.45, Piazza Re Enzo) introdurrà la proiezione di "
Toni, mio padre", appena presentato in anteprima mondiale alle Giornate degli Autori della Mostra del Cinema di Venezia, in collaborazione con Wanted Cinema, che lo distribuirà in sala: un film personale, biografico e autobiografico in cui il presente veneziano, girato dal documentarista Stefano Savona, si intreccia con interviste, film di famiglia - alcuni dei quali dagli stessi archivi di Home Movies -, fotografie e filmati in Super8 di Anna, girati dai sedici anni in poi. Materiali che raccontano una storia personale in cui ha fatto irruzione la Storia ufficiale, evocata attraverso repertori televisivi e testate giornalistiche, ma anche la complessa relazione tra padre e figlia, dispositivo narrativo che permette di fare emergere temi universali come il conflitto tra ideologia e vita e tra generazioni e generi.
La sezione
Storie sperimentali, dedicata a filmmaker che hanno fatto la storia del cinema d’avanguardia, omaggia
Kenneth Anger con una retrospettiva di 12 film, proiettati in pellicola e in parte in digitale (27-28-29/09, ore 22:00, Ex Chiesa di San Mattia): un programma teso a riscoprire l’universo cinematografico di un regista di straordinaria complessità, nel quale convivono il Surrealismo europeo, complesse simbologie narrative, dottrine mistico-esoteriche. Elementi che diventano nella loro ricorrenza cardini inamovibili di una poetica inconfondibile e che contribuiranno al tempo stesso a plasmare l’immaginario collettivo nonché gran parte del cinema sperimentale del Novecento.
La sezione
La natura dell’archivio, dedicata alle contaminazioni tra botanica, archivi e memoria, è quest’anno dedicata al lavoro della filmmaker Rose Lowder, che sarà ospite al Festival, con una retrospettiva di 15 titoli proiettati in pellicola 16mm presso l’Ex Chiesa di San Mattia (28/09, ore 17:30; 29/09, ore 18:45, 30/09, 17:30): al centro della sua filmografia l’ambiente naturale, in una prospettiva decisamente ecologica. Ad oggi un’occasione unica in Italia, Archivio Aperto presenta in tre programmi un ventaglio di film, tra cui le famose serie di “bouquets” realizzate a partire dal 1994 da Lowder, “laboratori” in cui la natura viene esplorata, inquadratura per inquadratura, in un gioco tra la casualità delle condizioni di ripresa in plein air e il rigore geometrico del metodo che dà vita a emozionanti poesie cinematografiche.
La sezione
L’archivio che non c’è è lo spazio del festival che guarda agli archivi con un’ottica postcoloniale, evidenziando i vuoti e le immagini difficili, proponendo nuove interpretazioni e riscoprendo storie nascoste. In collaborazione con la Biblioteca Amilcar Cabral, il focus di quest’anno è dedicato ai 50 anni della liberazione del Mozambico dal colonialismo portoghese (due appuntamenti: 27/09, ore 15:00; 29/09, ore 17:00, Ex Chiesa di San Mattia) a partire dalla proiezione di due fondi filmici conservati presso la Fondazione Home Movies: il Mozambico libero, ripreso dalla cinepresa Bolex 16mm del cineoperatore reggiano Franco Cigarini grazie al viaggio della prima delegazione istituzionale rappresentante la Regione Emilia Romagna, e la trasmissione della memoria che emerge dal fondo famigliare Luís Saldanha, famiglia portoghese residente nella capitale della colonia africana fino al 1976. La storia del Mozambico, ex-colonia portoghese, indipendente dal 25 giugno del 1975, si intreccia infatti problematicamente con quella del Portogallo coloniale, liberato dalla dittatura salazarista il 25 aprile del 1974. È trascorso mezzo secolo da queste due date fondamentali e interconnesse e, sebbene studi scientifici e dibattiti pubblici si facciano oggi carico delle testimonianze che progressivamente emergono, un archivio “(post)coloniale” in grado di dar conto di prospettive storiche, traiettorie geografiche, simboliche e memorie private risulta ancora uno spazio in costruzione.
La sezione
Poetry, Diary and Novels, inaugurata nell’edizione 2022 dal Nobel per la Letteratura Annie Ernaux e dedicata a scrittori e scrittrici di rilievo internazionale le cui opere partono dal tema della memoria che si lega alle immagini – realizzata con il sostegno di Settore Biblioteche e Welfare cultural del Comune di Bologna nell’ambito del Patto per la Lettura di Bologna e il supporto di Ambasciata e Consolato Generale del Regno dei Paesi Bassi e ‘La Scoperta dell’Olanda’ – ospita quest’anno Judith Koelemeijer (28/09, ore 15.00, Ex Chiesa di San Mattia) scrittrice e giornalista olandese, autrice di Etty Hillesum. Il racconto della sua vita, pubblicato quest’anno da Adelphi. Interrogando instancabilmente innumerevoli documenti, testimonianze, carteggi, alberi genealogici e album di famiglia, Koelemeijer ricostruisce la vita, la famiglia, le passioni dell’autrice, colmando il vuoto lasciato dal Diario da lei scritto tra il 1941 e il 1942 su consiglio del suo terapeuta Julius Spier, prima di salire il 7 settembre 1943 con i genitori e il fratello Mischa su un convoglio diretto ad Auschwitz-Birkenau e scomparire per sempre, inghiottita da un destino collettivo che «occorre accettare» e nel quale occorre, con le sue parole, «essere presenti con tutto il cuore».
Home Movies Novecento è la sezione dedicata ai film di famiglia del Novecento che, sottotraccia o più apertamente, aprono uno squarcio sulla grande Storia attraverso le micro-storie in essi narrate: in programma la proiezione della pellicola restaurata “Il ricevimento delle nozze di Guido Artom e Cristina Forges Davanzati” del 1933 (27.09, 16:45, Ex Chiesa di San Mattia), matrimonio dell’alta società romana tra un funzionario pubblico ebreo e la figlia di uno dei più noti intellettuali del regime, Roberto Forges Davanzati. Il film del loro matrimonio restituisce domande e alcune chiavi di lettura sul quadro politico e culturale dell’Italia dell’epoca.
E ancora la
riscoperta dei film 9,5mm di una famiglia ligure, i Lavello, girati 100 anni fa, tra la primavera e l’estate del 1925: la maggior parte delle riprese delle 27 pellicole di questo fondo archivistico sono attribuibili alla sedicenne Nena Lavello, figlia di Arturo, tra i primi in Italia a comprare una cinepresa a manovella Pathé Baby, a poco più di un anno dalla nascita del cinema in formato ridotto. Un ritrovamento fortuito, quello delle pellicole, nella cantina di Villa Rocca dal nipote di Nena, Enrico Vassallo: in famiglia non era rimasta memoria tramandata della loro esistenza. La selezione sarà presentata in occasione della serata finale del festival presso il Teatro San Leonardo (30.09, ore 20:30), con sonorizzazione dal vivo a cura di Stefano Pilia.
Art & Experimental Film è un’altra sezione “storica” del festival, dedicata ai film sperimentali e d’artista italiani degli anni ‘60-’80. Quest’anno omaggia la figura del fiorentino Andrea Granchi (1947-2024), protagonista del Cinema d’artista e autore di film ironici e irriverenti che riflettono, in modo raffinato e con animazioni sorprendenti, sul rapporto tra immagine fissa e immagine in movimento. Saranno presentate tre pellicole restaurate (28.09, ore 11:00, Ex Chiesa di San Mattia): Cosa succede in periferia? (1971), Il giovane rottame (1972) e Morte del movimento (1974).
Come ogni anno, il
Concorso internazionale dedicato alle opere realizzate con materiale d’archivio, che quest’anno presenta 21 opere - 10 lungometraggi di cui 7 in anteprima italiana e 11 cortometraggi - riflette una grande varietà di istanze, rielaborazioni del passato e riflessi sul presente, coinvolgendo sguardi diversi e archivi di molteplice natura. Tra i film in concorso, direttamente dalla première alla Mostra del Cinema di Venezia, Holofiction di Michal Kosakowski (Polonia/Germania, 2025, 102’), kolossal sperimentale che esplora la rappresentazione cinematografica della Shoah, per alcuni impossibile se non addirittura proibita, attraverso un vertiginoso montaggio di migliaia di estratti tratti da film di finzione realizzati dal 1938 a oggi: attingendo a oltre 3.000 opere, il film analizza come l’immaginario della Shoah sia stato codificato e riprodotto dal cinema nel corso dei decenni. Il drammatico scenario del conflitto israelo-palestinese trova eco in Partition (Libano/Palestina/Canada, 2025, 61’) di Diana Allan, in anteprima italiana, che unisce filmati d’archivio dell’epoca dell’occupazione britannica della Palestina con testimonianze e canti di odierni rifugiati palestinesi in Libano, rileggendo il passato e lo sguardo coloniale, in un’opera drammaticamente attuale. I materiali d’archivio, più recenti in questo caso, rimandano alla cronaca anche in Special Operation (Ucraina/Lituania, 2025, 65’) dell’ucraino Oleksiy Radynski, realizzato con gli inquietanti filmati di videosorveglianza della ex-centrale di Chernobyl, registrati durante la prima fase dell’invasione russa, quando l’esercito di Putin prese il controllo dell’impianto nucleare sulla via del tentato assalto a Kyiv.
Videoheaven (USA, 2025, 180’) del filmmaker statunitense Alex Ross Perry, che presenterà l’anteprima italiana ad Archivio Aperto, alla Fondazione Prada di Milano e al Museo del Cinema di Torino, racconta con la voce narrante di Maya Hawke e un montaggio enciclopedico di materiali provenienti da centinaia di fonti, da spot televisivi e filmati educativi a film e serie tv di ogni genere, la breve e gloriosa storia dei videonoleggi e della cinefilia analogica creata e nutrita dall’industria dell’home video, e dell’impatto che hanno avuto sulla cultura cinematografica globale. Altro illuminante saggio audiovisivo e straordinario lavoro di ricerca e montaggio è The Sense Of Violence di Kim Mooyoung (Corea del Sud, 2025, 114’), potente disamina del ruolo di nazionalismo, anticomunismo, propaganda e censura nella storia del cinema sudcoreano, oggi tra le cinematografie nazionali più popolari e acclamate.
Anteprima italiana anche per The Big Chief di Tomasz Wolski (Polonia, 2025, 85’), ritratto in chiaroscuro dell’affascinante e sfuggente Leopold Trepper, il “direttore” della celebre “Orchestra rossa”, la rete di spionaggio russa decisiva per la sconfitta del Nazismo nella II Guerra Mondiale, e per John Lilly And The Earth Coincidence Control Office di Michael Almereyda e Courtney Stephens (USA, 2025, 85’), con la voce narrante di Chloë Sevigny, sulla incredibile figura del neurofisiologo e "psiconauta" americano John C. Lilly, audace sperimentatore con delfini e sostanze psichedeliche, le cui ricerche poco ortodosse contribuirono a far entrare i delfini nell’immaginario pop del XX secolo, e a trasformarlo da divulgatore scientifico in guru della controcultura e della new age.
12/09/2025, 10:19