Note di regia di "Finis Terrae" di Marzia Rumi
Quando si sbarca ad Alicudi ci si rende presto conto che la vita non si svolge freneticamente, come ormai un po’ dappertutto, ma che fluisce secondo ritmi circadiani, che ricordano l’esistenza di un tempo scandito naturalmente per ogni attività umana.
Qui l’uomo ha modificato il territorio per ciò che poteva e per quello che serviva. Ha imparato a convivere con l’isola in un unico spazio-tempo. In questa non alterazione è riuscito a mantenersi come elemento della natura, a integrarsi con essa accettando la comune condizione di isolamento.
Documentare la realtà dell’isola sotto quest’aspetto vuole indurre una riflessione da parte dello spettatore in relazione a uno stile di vita che ormai pensava superato e di cui, forse, non ne aveva più ricordo. Ripensando il modello di vita che ora invece sta praticando.
La simbiosi con il territorio, l’assenza di tecnologie invadenti (nelle case ci sono ancora camere frigo per conservare gli alimenti) e il rifiuto di un turismo di massa che annienta l’identità di un luogo sono esempi paradigmatici di una resistenza, forse inconsapevole.
Cosa ha permesso ad Alicudi di rimanere inalterata negli anni, salvaguardando il suo ambiente naturale e umano e consentendo ai suoi abitanti di condurre una vita semplice e lontana dal concitato vivere di questi tempi?
In un viaggio nel profondo dell’isola si è cercata un’alternativa al nostro modello di vita o anche solo provato a risvegliare un desiderio di qualcosa di antico e da tempo perduto.
Marzia Rumi