Note di regia di "Simposio"
Avevo bisogno di farlo.
Questo corto… è un corto per me.
Un inno alla vita, alla possibilità di sentire ancora qualcosa, di scoprirsi attraverso la scrittura. Un tentativo, forse ingenuo, ma autentico, di darmi il permesso di provare, di creare, di sentire. Ne sono uscito un po’ provato, è vero. Perché vivere, vivere davvero, non è mai facile come abitare l’illusione che ci costruiamo. Ma a volte l’illusione è necessaria. Serve per creare bellezza, per dare senso, per accendere qualcosa. Come dice Paolo Sorrentino: “
La cosa meravigliosa dell’amore non è la sua riuscita. La cosa meravigliosa dell’amore è la sua illusione. Quando tra due amanti quello tradito rimprovera l’altro dicendo: ‘Tu mi hai illuso’, in realtà dovrebbe ringraziarlo per essere stato illuso, perché questo è il regalo più bello che può fare un amante all’altro. Visto che la realtà, di per sé, non è niente di che!”
Ecco, per me è stato difficile uscire da quell’illusione, una volta raccontata questa storia. Ma allo stesso tempo, era necessario. Che cosa potevo fare? Cosa posso fare, se quel dialogo sotto l’arco continua a farmi tremare dentro, se ancora adesso mi scorre nelle vene come una scossa? Devo usarlo. Devo trasformarlo. Devo farne qualcosa. Altrimenti non avrebbe senso tutto questo.
Altrimenti non farei questo mestiere, non scriverei, non girerei. Mi chiuderei nello studio di architettura dove lavoro, ricostruendomi addosso tutte le barriere che ho lentamente smontato lungo questo percorso. Barriere sicure, comode, ma asfissianti.
E invece no. Se mi tiro indietro ora, il gioco non vale la candela — come si dice dalle nostre parti. Ma io voglio giocare. Anche se fa male. Anche se a volte mi illudo. Perché nell’illusione, io mi sento vivo.
Enea Maestri in arte “Elia Allievi”