Note di regia di "Domani Interrogo"
Il film si sviluppa attraverso uno sguardo incrociato: quello della Professoressa, la “Pressorè”, e quello dei suoi studenti. La macchina da presa si muove come un testimone silenzioso tra due mondi apparentemente inconciliabili: l’esperienza adulta, segnata da cicatrici invisibili e da un’ostinata vitalità, e l’adolescenza, fragile e rabbiosa a cui fa da teatro una scuola posta ai margini della città.
La periferia romana di Rebibbia diventa un personaggio a sé: i suoi muri scrostati, i cortili pieni di scritte, le finestre che si aprono sul grigio del cemento sono la cornice e al tempo stesso il riflesso del mondo interiore dei ragazzi.
La Professoressa è ritratta senza orpelli; una donna comune che diventa straordinaria nel suo atto quotidiano: affrontare la Quinta A. Non è un’eroina, ma un essere umano pieno di contraddizioni: empatica e ostinata, fragile e ironica, sola ma mai sconfitta.
Alessandra, Daniele, Sofia, Flavio, Rabhil, Margherita, Tarek, Francesco, Er Faso, Marco non sono comparse di un racconto generazionale, ma personaggi principali, ciascuno con un microcosmo complesso, fragile e spesso invisibile agli occhi degli adulti.
Per restituirne la profondità, lo stile registico alterna momenti corali a istanti di intimità. In quei momenti lo spettatore è chiamato a intravedere le crepe dietro le maschere di cinismo, rabbia o indifferenza.
Il film evita il sentimentalismo e il paternalismo. Non vuole “salvare” i ragazzi né trasformare la Professoressa in un’eroina senza macchia. È piuttosto il racconto di un incontro: quello tra generazioni che si temono e si fraintendono, ma che nella frizione trovano una possibilità di verità.
La “Pressorè” non cambia i ragazzi in modo miracoloso: li ascolta, li sfida, li tradisce e viene tradita, ma soprattutto li accompagna. E così loro cambiano lei.
Umberto Carteni