VENEZIA 82 - AMATA di Elisa Amoruso
Una gravidanza agli sgoccioli da un lato, una sensazione inspiegabile che arriva improvvisa, forse un malessere, forse altro: il montaggio alternato con cui si apre "
Amata" di
Elisa Amoruso (senza spoiler: ce n'è uno anche in chiusura, scelta ancor più felice e riuscita) è il modo migliore per avvicinare le due protagoniste Maddalena e Nunzia, che nel resto della storia quasi non si sfiorano. Mentre la prima ascolta il marito pianista a un concerto ma a un certo punto "sente" di non essere più la stessa e deve abbandonare la sala, la seconda è poco più di una ragazzina e col suo pancione fieramente (e dolorosamente) si dirige da sola e a piedi verso un'ospedale. Da lì in poi dovremo solo capire come siamo arrivati a quel punto, con un lungo flashback.
"
Amata" è soprattutto l'occasione per vedere a confronto due differenti stili recitativi: da un lato quello istintivo, naturale e coinvolgente di
Tecla Insolia, capace di "essere" il personaggio e di comunicare emozioni e conflitti interiori con piccoli gesti, piccoli sguardi; dall'altra quello più ragionato, costruito, riflessivo di
Miriam Leone, che studia nel dettaglio ogni ruolo cercando di aderire alle diverse donne che affronta (una dinamica simile, anche se su personaggi minori e meno "rotondi", è visibile tra
Donatella Finocchiaro - la psicologa che deve decidere sulle adozioni - e
Stefano Accorsi, marito di Leone).
Regista eclettica (di diversi documentari, tra cui il discusso "Chiara Ferragni - Unposted"), Amoruso passa dalle emozioni vive e urlate del suo esordio "
Maledetta primavera" a un film non meno esplicito, per quanto riguarda la messa in scena di situazioni sensibili e delicate nella vita di una donna, ma lo fa utilizzando un diverso registro, più calcolato, più ragionato (ma non per questo meno incisivo).
La gravidanza, ricercata o non voluta che sia, è sicuramente uno dei "grandi temi" della vita. Non è di certo un uomo a poter commentare l'esperienza (mancata o vissuta che sia), né a poter dire se è rappresentata o meno bene: ma il bisogno di sentirsi genitore, o la paura di esserlo al momento sbagliato, sono universali e di certo qui molto meglio rappresentati che in molti altri film. Volere o non volere un figlio merita riflessioni ampie, pareri diversi, soluzioni articolate: "
Amata" non ha paura di esporsi, e non è affatto poco. Anzi.
30/08/2025, 21:00
Carlo Griseri